Elisabetta Adami

Elisabetta Adami ha presentato un lavoro di ricerca focalizzato sulle prime pagine del celebre quotidiano Usa

Gli anni Sessanta negli Usa. Le proteste apparse sulle prime pagine del "New York Times" rilette e analizzate da Elisabetta Adami, docente di lingua inglese e inglese scientifico della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'ateneo. L'analisi è stata presentata in una conferenza organizzata da Roberto Cagliero, docente di Lingue e letterature angloamericane dell'Università.

Foto e parole. Elisabetta Adami ha presentato il risultato di una ricerca focalizzata sulle prime pagine del celebre quotidiano americano e "concentrata" sulle edizioni dal 1 gennaio 1960 al 31 dicembre 1969. Il campo di indagine è stato ulteriormente ristretto ai fogli che contenevano al loro interno una o più fotografie. Le pagine da lei esaminate sono "colme" di articoli riguardanti forme di protesta civile. Adami ha puntato la sua attenzione in particolar modo sulle fotografie e sul modo in cui queste venivano scattate, oltre che sulle parole usate ricorrentemente le quali davano sempre idea di violenza.

Da Malcom X a Saigon. La Adami ha diviso la ricerca per settori prendendo in considerazione i vari tipi di protesta. Dalla protesta razziale per spostarsi alle proteste pacifiche contro la guerra in Vietnam e finire con le proteste studentesche e quelle per i diritti civili. L'analisi è concentrata in particolar modo sulla questione razziale facendo notare che il "New York Times" nonostante si proclamasse un giornale liberale, aveva un leggero tratto razzista che poi si è scoperto essere derivante solo da finalità economiche. Dopo aver confrontato le modalità di presentazione sul quotidiano statunitense degli assassinii di Malcolm X  e Martin Luther King la docente ha proseguito con la protesta contro la guerra del Vietnam riguardo alla quale ha sottolineato l’importanza che viene attribuita ai numeri: le vittime che protestavano in favore alla guerra erano quantificate, le vittime contro no.