Le popolazioni scaligere, durante il Risorgimento, erano costrette a vivere rinchiuse all'interno di mura fortificate. Ospitare nelle proprie case i soldati, fornire loro cibo e spesso subire saccheggi e abusi. Capire la quotidianità di questo modo di vivere è l'obiettivo che Andrea Ferrarese, direttore della fondazione Fioroni di Legnago, Federico Melotto, dottorando in Scienze storiche e antropologiche all'università di Verona e Luca Papavero, dottorando in Storia economica dell'ateneo scaligero si sono posti di raggiungere con l'allestimento della mostra “Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero”. Inaugurata in biblioteca Frinzi, la mostra resterà aperta al pubblico fino il 31 ottobre.
Il perchè di questa mostra. L'idea e le riflessioni che hanno portato ad imbastire questa mostra muovono in primo luogo dalla constatazione di un vuoto storiografico. Il titolo scelto racchiude un insieme eterogeneo di sollecitazioni e di problemi intrecciati, che meritano ulteriori approfondimenti. Il vissuto quotidiano nelle piazzeforti del Quadrilatero costituisce l'occasione per una disamina di lungo periodo del rapporto tra gli uomini, le popolazioni civili e le fortezze, scandito attraverso grandi temi quali l'economia, la demografia, la storia militare, la sanità pubblica. “Non ci sono molte pubblicazioni – ha spiegato Ferrarese – che hanno affrontato il punto di vista dei cittadini che quotidianamente hanno vissuto l'esperienza della vita in fortezza e abbiamo cercato di capire che cosa volesse dire per loro vivere all'interno di mura che imponevano forti vincoli alla loro vita. Abbiamo voluto provare a spiegare il peso e le ricadute economico-sociali sulla cittadina, il peso della manutenzione di questi manufatti militari che dal 1500 al 1800 gravavano sulle spalle della comunità, il peso del rapporto tra la popolazione civile e i militari. Questa mostra vuole essere un tentativo per lanciare degli stimoli affinché la storiografia e gli storici provino ad affrontare maggiormente quello che a nostro giudizio è stato uno degli aspetti fondamentali per comprendere la vita quotidiana nell'antico regime”.
Cosa significava vivere in fortezza. L'esposizione di Papavero si è concentrata sull'analisi delle caratteristiche principali da cui partire per capire cosa significava per le popolazioni civili vivere in fortezza. “ Il primo punto da affrontare – ha spiegato lo studioso – riguarda i cantieri che rimanevano aperti per molti decenni all'interno delle città. Per la popolazione questo significava dover fornire la manodopera e il denaro sotto forma di tasse e imposte. In secondo luogo, militarizzare una città significava far convivere la popolazione con i soldati. Questi vivevano all'interno delle case dei cittadini che dovevano fornire loro vitto e alloggio e subire i loro saccheggi se non adeguatamente soddisfatti. Infine – ha concluso Papavero – in questa situazione l'offerta sanitaria era quasi totalmente a carico della comunità che doveva provvedere a pagare le cure mediche ai soldati feriti”.