La fragilità non come limite ma come punto di forza. Questo, in sintesi, il pensiero di sociologi, filosofi, scienziati ed economisti, intervenuti al convegno “Le pietre scartate: vite inutili o pietre angolari?” che si è aperto venerdì 29 gennaio, nell’aula magna del Polo Zanotto con i saluti del rettore Nicola Sartor. Ospite d’eccezione della prima giornata dell’appuntamento, proseguito il 30 e 31 al Palariso di Isola della Scala, il noto sociologo Zygmunt Bauman.
“Le pietre scartate – ha affermato Bauman – sono risultato della modernità, società senza morale che, ossessionata dall’ordine e dal progresso economico, elimina e allontana tutto ciò che considera fuori posto, impuro. Mi riferisco, per esempio, ai migranti, persone in fuga dalle guerre sostenute dall’Occidente, in Afghanistan, Iraq e in Siria. Il problema della coabitazione con la diversità persiste sin dalla fine della seconda guerra mondiale, un fenomeno che le grandi immigrazioni odierne hanno infittito e che, per motivi diversi legati alla crisi economica, potrebbe verificarsi anche in Occidente, dove la classe media e l’ex proletariato sono confluiti nel precariato. In questo contesto il migrante, individuo fuori posto, è una proiezione delle nostre paure, perché rappresenta ciò che potrebbe succedere a ciascuno di noi. Dovremmo riuscire a guardare meglio dentro noi stessi e liberarci da certe paure irrazionali. La questione immigrazione va affrontata non rimuovendo le imperfezioni ma riscoprendo i valori della persona in quanto tale, sebbene non siamo del tutto conformi agli schemi. L’integrazione necessita di tempo, ma è l’unica strada da percorrere”.
02.02.2016