Tutto è partito da uno studio sull’illusione di Poggendorff e dall’utilizzo di stimoli collineari per diminuirne gli effetti. La ricerca, condotta da Massimo Girelli del dipartimento di Scienze neurologiche e del movimento e pubblicata sul giornale scientifico i-Perception, ha messo in luce alcuni aspetti interessanti riguardanti la percezione visiva del movimento nei pazienti affetti da disturbi depressivi e aperto possibili ricadute in ambito clinico. L’obiettivo è quello di sviluppare delle terapie per affrontare questa patologia che non siano soltanto farmacologiche, ma anche cognitivo-comportamentali. Abbiamo fatto il punto con il professor Massimo Girelli.
Sin dalla sua tesi di laurea si occupa di "attenzione, visione e meccanismi neuronali", vuole spiegarci in cosa consiste la sua attività di ricerca?
La mia attività di ricerca riguarda lo studio della funzione mentale superiore chiamata Attenzione Selettiva nella modalità sensoriale visiva. In ogni modalità sensoriale, tattile, uditiva, ofattiva, esiste un’attenzione selettiva. Grazie a questa funzione siamo in grado di selezionare degli stimoli visivi come una forma, un colore, una direzione di movimento, nella moltitudine di stimoli che la scena visiva ci offre ogni volta che apriamo i nostri occhi. Questa selezione si rende necessaria quando dobbiamo rispondere con un comportamento specifico ad alcuni stimoli e non ad altri e quindi poniamo la nostra attenzione su questi stimoli “rilevanti” per il nostro comportamento ignorandone altri “irrilevanti”, ad esempio la ricerca di un libro dalla copertina di colore rosso in una libreria con molti libri di colori diversi dal rosso. Fra gli stimoli visivi che addirittura attraggono automaticamente l’attenzione, quindi anche senza un’intenzione esplicita da parte dell’osservatore, vi è il movimento. Gli stimoli in movimento possono essere ovviamente selezionati volontariamente, come gli altri, ma hanno anche la capacità di attirare automaticamente l’attenzione rendendo difficile ignorarli completamente. In particolare gli stimoli collineari rispetto alla direzione di movimento, ad esempio un missile in volo o un treno che si muove sulle rotaie risultano piu’ salienti degli stimoli ortogonali rispetto alla direzione di movimento, oppure l’onda di uno tsunami o l’avanzare di un fronte di soldati. La selezione attenzionale volontaria e automatica degli stimoli visivi in movimento è il tema principale della mia attività di ricerca.
In un recente studio pubblicato su i-Perception si parla dell'illusione Poggendorff. Di cosa si tratta?
L’illusione di Poggendorff è una classica illusione visiva; geometrica perché riguarda l’orientamento di una retta, parzialmente occlusa da un rettangolo, le cui due parti visibili della retta vengono percepite come non allineate quando invece lo sono fisicamente. Quindi anche questa illusione conferma la regola generale delle illusioni visive e cioè che il mondo percepito è diverso da quello fisico reale.
A quali obiettivi risponde la sua ricerca?
L’obiettivo principale di questo studio è stato l’uso di stimoli orientati (piccole barre luminose) in movimento nell’illusione di Poggendorff. In particolare sono stati usati stimoli collineari ed ortogonali rispetto alla direzione di movimento, oltre a stimoli statici e a stimoli in movimento ma non-orientati come un pallino luminoso. È stata la prima volta che questi stimoli venivano usati con questa illusione e l’ipotesi sperimentale che volevo confermare, è che stimoli collineari alla direzione di movimento potenziano la loro rappresentazione nel tempo e nello spazio diminuendo l’effetto illusorio di Poggendorff.
Quali i risultati ottenuti e quali le eventuali ricadute dello studio in ambito clinico?
I risultati ottenuti hanno dimostrato, confermando l’ipotesi sperimentale, che gli stimoli collineari alla direzione di movimento eliminano in gran parte l’illusione di Poggendorff cioè rendono il mondo percepito uguale a quello fisico. Il movimento collineare, quindi, favorisce la rappresentazione della direzione di movimento rispetto all’assenza di movimento, al movimento di un pallino luminoso e al movimento di una barra ortogonale rispetto alla direzione di movimento che, invece, addirittura aumenta l’illusione.
Le possibili ricadute in ambito clinico partono da una recente evidenza sperimentale. È stata dimostrata, in modo inaspettato trattandosi di pazienti, che soggetti affetti da depressione maggiore mostrano una sensibilità al movimento superiore a quella dei soggetti normali, in particolare per stimoli grandi che occupano gran parte della periferia del campo visivo. Il movimento collineare è sicuramente uno stimolo adeguato a mostrare una superiorità percettiva dei pazienti depressi rispetto ai normali dato che potenzia la rappresentazione di uno stimolo nel tempo e per ampie estensioni spaziali. Il paradigma usato in questo studio, cioè l’illusione di Poggedorff con stimoli in movimento, potrebbe essere adeguato per confermare questa ipotesi sperimentale e fornire anche indirettamente un’evidenza sulla percezione del tempo nel disturbo depressivo maggiore, contribuendo, sperabilmente, alla messa a punto di terapie cognitivo-comportamentali in supporto a quelle farmacologiche attualmente usate in questa patologia invalidante che interessa 150 milioni della popolazione mondiale.
01.09.2014