La malattia è uno stato fisico e mentale che segna la quotidianità del paziente, dei suoi familiari e degli accompagnatori. Un modo di vivere altro che necessità non solo di cure, ma di attenzioni speciali e di un approccio che tenga conto delle esigenze del malato e della persona. Il progetto "Convivio" nasce per questo. Per gestire, in particolare nel paziente oncologico, le fasi di cura e per riconoscere e alleviare problematiche di tipo sociale, relazionale e psicologico che possono influenzare negativamente il percorso terapeutico.
Una o due volta la settimana, negli ambienti del Day hospital dell'Oncologia medica di Borgo Roma, si terranno attività di tipo culturale, nutrizionale, estetico e ludico che saranno svolte con l'aiuto di personale esperto. Operatori volontari, professionisti e singoli sensibili alle problematiche legate alla patologia oncologica, che provengono da enti pubblici, privati, organizzazioni di volontariato. Il progetto è stato presentato il 12 giugno, al Policlinico di Borgo Roma, dal responsabile del progetto, Giampaolo Tortora, ordinario di Oncologia medica e direttore dell'unità di Oncologia Medica, da Nicola Sartor, rettore dell’università di Verona, da Alfredo Guglielmi, presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia e da Sandro Caffi, direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria integrata.
“Il principio della centralità della persona rispetto a ogni intervento socio-sanitario e assistenziale – ha spiegato Tortora – dovrebbe orientare tutte le attività verso “l’umanizzazione”. Questa iniziativa rappresenta l’impegno socio-assistenziale, di attenzione civile e di regole morali, in grado di rendere i luoghi di cura aperti, sicuri e senza dolore, conciliando politiche di accoglienza, informazione e comfort, con percorsi di cure e di accompagnamento il più possibile condivisi e partecipati dal cittadino. Il progetto Convivio prevede una serie di attività su tematiche di ambito culturale, nutrizionale, estetico e ludico, che saranno svolte con l’ausilio di esperti provenienti da enti e associazioni pubbliche e private e dal mondo del volontariato”.
“Esprimo compiacimento per questo progetto – ha aggiunto Sartor – e riconoscenza per chi l'ha voluto far nascere. Mi hanno molto colpito sia l’adesione delle associazioni che hanno risposto con entusiasmo al progetto, sia la partecipazione dei singoli che hanno scelto di impiegare il proprio tempo libero per i pazienti oncologici. “Convivio” è una concezione umanistica di presa in cura del malato . Una connotazione che, in tempi in cui anche la scienza è tesa alla iperspecializzazione, contraddistingue il nostro Paese per non aver mai abbandonato una visione di insieme della persona. Credo che questo sia anche il risultato del percorso di preparazione allo svolgimento della professione medica previsto dal nostro sistema universitario: un percorso molto lungo che va dalla formazione nelle aule alla pratica in corsia e che consente una preparazione completa dei futuri medici”.
“Oggi è una giornata importante – ha spiegato Guglielmi – perché ci troviamo per presentare un progetto bellissimo e lo facciamo qui, in azienda ospedaliera, dove accogliamo i pazienti e formiamo la classe medica di domani. L’ospedale è il contesto in cui il personale altamente preparato si prende cura del malato con grande professionalità e con attenzione alle necessità della persona. Verona su questo è all'avanguardia e il progetto “Convivio” ne è l’ennesima dimostrazione. Ne sono esempi eccellenti le cure rapide destinate ai pazienti e i progetti di formazione riservati agli studenti iscritti al secondo anno che vengono mandati nei centri di assistenza per anziani e al quinto anno affiancano i medici di base. Questo progetto parte da un modello di umanizzazione delle cure che dobbiamo trasferire ai futuri medici. Se lo studente capisce che questo approccio al paziente è quello giusto allora avremo medici preparati a trattare il malato con professionalità e senza mai perdere di vista le necessità della persona. Sono certo che “Convivio” arricchirà tutti i protagonisti del progetto: il personale medico e infermieristico, i volontari, i pazienti e i nostri studenti”.
“I pazienti – ha concluso Caffi – portano con sé in ospedale il proprio bagaglio emotivo, spesso sconvolto dall’impatto con la malattia. Proprio per questo diventa necessario orientare tutte le attività, per quanto possibile, verso uno sforzo di “umanizzazione”. Non è sufficiente puntare sulla sanità d’eccellenza, intesa come l’insieme delle tecniche e delle tecnologie mediche d’avanguardia”.
13.06.2014
Roberta Dini