“Identità non vuol dire immobilismo, deve essere qualcosa in grado di adattarsi al mondo circostante”. Queste le parole usate da Guido Avezzù, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia per aprire l’ultimo incontro del ciclo “Essere italiani oggi – per una identità politica culturale religiosa”. L'incontro, dal titolo “Una identità in divenire”, ha ospitato nel ruolo di relatori Fabio Grigenti, docente di Storia del pensiero scientifico e Manlio D’Agostino, Presidente Nazionale Movimento Giovani Ucid.
L‘identità degli italiani soffre una crisi di valori. “Essere italiani oggi per formare un’identità in divenire significa saper osservare l’evoluzione del tempo facendo perno sui nostri valori” spiega D’Agostino. “Dobbiamo essere coscienti che esiste una visione globale ma i valori e le relazioni sono locali e su quelli ci dobbiamo muovere”. “Stiamo attraversando una crisi di valori e se non mettiamo al centro la persona umana e la famiglia non usciremo mai dalla crisi” continua il relatore. “Chi è delegato a gestire una sovranità deve porre al centro la persona umana non usarla come strumento. Oggi c’è una necessità di gestire la cosa pubblica con i valori, di riunificare la logica dell’economia e della società con i valori”. Infine conclude il suo intervento con queste parole: “Dobbiamo essere consapevoli che la nostra identità, che va verso il futuro, va progettata non solo con le logiche del passato, facendo perno sui nostri valori, ma anche prendendo in considerazione tanto l’evoluzione del contesto tecnologico quanto quella del contesto sociale”.
Essere italiani ieri e oggi. “Essere italiani è un’identità collettiva, costruita, il prodotto di processi storici, di scelte politiche e non la semplice sommatoria delle identità personali” questa la definizione di Grigenti. “L’identità italiana viene costruita durante il Risorgimento, quando intellettuali, classi dirigenti e nascenti capitani d’industria si danno il compito di fare non solo l’Italia ma anche gli italiani. Il popolo italiano è un desiderio non un fatto: c’era l’Italia ma non il popolo italiano, mancavano cioè le persone che avrebbero dovuto incarnare quell’idea.” Quindi l’identità italiana viene costruita con il sangue, la religione ma soprattutto attraverso una lingua scritta e illustre. “L’italianità si identifica con la grande tradizione letteraria da Dante in poi, corrisponde all’aver condiviso la scrittura e la lettura di una certa lingua” spiega il relatore. “Essere italiani significa essere gli eredi di una grande civiltà antichissima, fondata sulla scrittura-lettura del libro”. “Oggi questo tipo di cultura è irrimediabilmente in crisi e si vede soprattutto quando la politica si tira indietro e lascia il posto alla tecnica” ammonisce Grigenti. “Questo è un cambiamento significativo i cui effetti sono difficilmente prevedibili”.