Sono buone le condizioni del primo paziente sottoposto a trapianto di cuore artificiale nel Veneto il 26 marzo scorso, il primo eseguito in un policlinico universitario. Il paziente, 52enne veronese in attesa di trapianto di cuore è stato dimesso una settimana fa dal reparto di Cardiochirurgia ed è in una struttura di riabilitazione per un breve periodo prima di tornare a casa. L’intervento di circa 12 ore, è stato eseguito nell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona dalla squadra multidisciplinare coordinata da Giovanni Battista Luciani, direttore Cardiochirurgia, docente di Chirurgia cardiaca e composta dal cardiochirurgo dott Livio San Biagio, da Leonardo Gottin, direttore Anestesia e Terapia Intensiva Cardio-Toraco-Vascolare e docente di Anestesiologia da Rocco Tabbì, coordinatore tecnici di perfusione extra-corporea, Enrico Marcolungo e Serena Pedrini, infermieri strumentisti in Cardiochirurgia.
Il percorso di cura del paziente è stato presentato durante una conferenza stampa al Policlinico di Borgo Trento. sono intervenuti Callisto Marco Bravi direttore generale Aoui, Pier Francesco Nocini magnifico Rettore dell’Università di Verona, Matilde Carlucci direttore sanitario, Giovanni Battista Luciani e Leonardo Gottin. Con loro in rappresentanza dell’équipe chirurgica Livio San Biagio cardiochirurgo, Rocco Tabbì coordinatore tecnici di perfusione extra-corporea, Emanuela Zonzini, caposala della Cardiochirurgia.
“Questo intervento – ha spiegato il magnifico rettore Nocini – è stato eseguito nella nostra Aoui ed è un esempio concreto della reale integrazione tra l’università e l’azienda ospedaliera. A realizzare questo successo per il nostro paziente è stata una équipe multidisciplinare di elevata professionalità. Il mio plauso va dunque al professor Luciani e alla sua équipe, al professor Gottin e alla sua équipe, agli specializzandi e tutto il personale infermieristico cui va riconosciuto il ruolo fondamentale in ambito sanitario. In questi anni del mio mandato abbiamo tracciato la strada per il progresso della medicina che vuole le conoscenze e le competenze sanitarie sempre più intrecciate a quelle in ambito ingegneristico e tecnologico. Con l’obiettivo di dare alle cittadine e ai cittadini cure sempre migliori e personalizzate. Fondamentale in questo percorso la condivisione degli obiettivi con il dottor Callisto Marco Bravi e con la dottoressa Matilde Carlucci che hanno creduto nell’innovazione in ambito ingegneristico e tecnologico con lungimiranza.”
“Sono orgoglioso di dirigere questa grande Azienda – ha affermato il direttore Bravi – formata da grandi professionisti orientati all’innovazione. E’ il primo cuore artificiale in Veneto e da quando il prof Luciani mi ha espresso l’esigenza, abbiamo agito in tempi record sia nell’acquisto e parte autorizzativa sia nella parte clinica. L’investimento non deve stupire perché l’innovazione in sanità non produce costi, bensì risparmio di risorse. In Aoui abbiamo dato l’esempio concreto con la sperimentazione robotica su tre diverse piattaforme, questo dialogo competitivo con il mercato ci permette di risparmiare quasi due milioni l’anno. L’eccezionalità del cuore artificiale è molto di più di quello che si vede. Ci sono componenti che rendono il dispositivo straordinario, il tessuto delle valvole è ricavato dal pericardio di bovino, quindi è stato innestato un tessuto naturale. Infine, è fondamentale la regolazione pressoria che compie il dispositivo, la pressione del nostro cuore cambia ogni secondo e la macchina riesce a monitorarle ed assecondarle”.
Per il professor Luciani “Questo percorso si è reso necessario per la concomitanza di due problemi cardiologici e cardiocircolatori: l’insufficienza di entrambe le sezioni del cuore sinistra e destra, con una gravissima ipertensione polmonare, condizioni in cui un trapianto cardiaco non è possibile. Per il paziente in peggioramento clinico è stato necessario ricorrere all’impianto di un cuore artificiale totale. Si tratta di un dispositivo che ha subito migliorie e aggiornamenti da un punto di vista ingegneristico. E’ l’unico totalmente impiantabile sul mercato, attualmente approvato nella Comunità Europea. Un intervento molto complesso il cui decorso, già preannunciato piuttosto lungo, è stato assolutamente regolare sin dall’inizio nelle cure intensive post-operatorie cardiochirurgiche, fino alla fase di degenza in reparto. Il ricovero è durato circa 2 mesi durante i quali c’è stato un miglioramento progressivo delle condizioni generali del paziente che riscontrava solo un certo grado di disfunzione renale che ad oggi risulta totalmente superata. E’ stato un intervento ponte verso il trapianto da realizzare in 6-12 mesi. Il paziente, una volta dimesso dalla riabilitazione cardiologica, sarà seguito con controlli ambulatoriali durante i quali, interrogando il software di questo complesso macchinario, si potrà dimostrare il progressivo miglioramento dell’ipertensione polmonare, condizione ostativa al trapianto”.
“Il paziente – ha aggiunto il professor Gottin – è stato portato in sala operatorie alle 8 del mattino ed è uscito alle 20 circa, tempistica normale per questo tipo di interventi complessi e innovativi. È un’operazione che richiede un successivo trattamento rianimativo intensivologico post operatorio molto lungo e complicato. Questo tipo di intervento necessita di un’elevata specializzazione in tutti i settori, per la nostra branchia anestesiologica c’è una super-specializzazione che è quella dell’anestesia in chirurgia cardiaca. Tutta l’équipe che ha seguito il paziente ha una competenza specifica su questo tipo di pazienti e non potrebbe essere diverso: noi anestesisti in Terapia intensiva, a continuo contatto con i cardiochirurghi, con i tecnici perfusionisti, gli specialisti che seguono il dispositivo e il personale infermieristico”.
Il cuore artificiale è un device meccanico di ultima generazione, realizzato in Francia e che riproduce esattamente la funzione dei ventricoli del cuore naturale. è salvavita nel caso di persone con insufficienza cardiaca avanzata per i pazienti con scompenso cardiaco biventricolare dovuto a disfunzione del ventricolo sinistro e destro, e che sono in attesa di trapianto oppure che addirittura non sono neppure candidabili a trapianto cardiaco. Sostituisce l’organo naturale attraverso un intervento complesso di rimozione in circolazione extracorporea e successivo impianto nel torace del device tecnologico, capace di generare lo stesso flusso sanguigno pulsato del cuore nativo. Il cuore artificiale, dal costo di 200 mila euro, presenta quattro caratteristiche innovative: biventricolare per sostituire entrambi i ventricoli, valvole biologiche che permettono una terapia anticoagulante meno aggressiva, pulsatile per generare il flusso sanguigno e automatico con sensori che regolano il funzionamento in base allo sforzo.
RD