L’International Federation of Psychiatric Epidemiology (IFPE) è un’organizzazione internazionale dedicata all’epidemiologia psichiatrica e alla ricerca relativa ai servizi sanitari ad essa correlata. E’ stata istituita in una Conferenza Internazionale a Bruxelles nel 1985. Nel corso degli anni la Federazione è diventata un’organizzazione di impatto globale, che ha raccolto molteplici Società Nazionali di Epidemiologia Psichiatrica e i più prestigiosi esperti nel settore della sanità pubblica.
Da allora una serie di congressi di successo si sono tenuti ogni due anni in varie parti del mondo: a Madrid (1987), Montreal (1990), Lisbona (1993), Santiago de Compostela (1996), Taipei (1999), Edmonton (2002), Bristol (2004), Goteberg (2007), Vienna (2009), Kaohsiung (2011), Lipsia (2013), Bergen (2015), Melbourne (2017), Sau Paulo, Brasile (2019). Una conferenza regionale sull’Asia si è tenuta a Shah Alam, in Malesia (2001).
Nell’ultimo convegno di San Paolo del Brasile (2019) la professoressa Mirella Ruggeri – direttore della UOC di Psichiatria della AOUI di Verona e professore ordinario all’università di Verona, è stata eletta presidente della Federazione IFPE, ruolo che assume a partire dal 10 ottobre 2019 per un quadriennio, prima donna e primo professionista italiano ad assumere questo ruolo.
Lo scopo della Federazione è promuovere l’acquisizione, la diffusione e l’applicazione delle conoscenze epidemiologiche nei settori della psichiatria e della salute mentale. Più specificamente, i suoi obiettivi sono:
• promuovere la diffusione delle conoscenze acquisite dalla ricerca epidemiologica;
• stimolare lo sviluppo di pratiche sanitarie efficaci, la ricerca scientifica condotta nei servizi al fine di favorirne procedure innovative, etiche, virtuose e costo-efficaci;
• facilitare i contatti e lo scambio di informazioni tra amministratori, clinici e ricercatori di diverse nazionalità e discipline;
• incoraggiare la diffusione e la pubblicazione dei risultati della ricerca con il fine di ridurre le discrepanze fra conoscenze scientifiche e pratiche attuate nei servizi;
• sponsorizzare gli incontri internazionali che perseguono questi obiettivi.
La IFPE è governata da un comitato, composto attualmente da 15 membri di diversi Paesi del mondo e intrattiene relazioni amichevoli con altri organismi internazionali attivi nel campo dell’epidemiologia psichiatrica, quali la Sezione della World Psychiatric Association di Epidemiologia e Sanità Pubblica e la Sezione dell’Associazione Epidemiologia psichiatrica e psichiatria sociale degli Psichiatri Europei (AEP) nonché con l’Oganizzazione Mondiale della Sanità, Divisione di salute mentale.
Dal 1990, l’IFPE ha costantemente ampliato il suo pubblico internazionale e attratto un numero crescente di noti epidemiologi psichiatrici come singoli membri. Attribuisce grande importanza al livello scientifico e metodologico della ricerca in psichiatria, e all’impatto che tali attività possono avere nei servizi del “mondo reale” e sulla organizzazione e tipologia degli interventi forniti. Pone particolare enfasi sulla promozione di una migliore comprensione e fruttuosa cooperazione tra amministratori, epidemiologi, clinici, e altri professionisti della salute.
Nei prossimi anni – sotto la presidenza della professoressa Mirella Ruggeri – verrà favorita l’attrazione di esperti e di giovani clinici e ricercatori con l’attivazione di iniziative scientifiche e formative in grado di fornire formazione metodologica, statistica ed epidemiologica e clinica con strette connessioni con le tematiche della Public Health. E’ già pianificato un convegno mondiale della IFPE a Verona per il 2021. L’intento è di rendere Verona e il Veneto un Hub di formazione ed innovazione alla cultura della prevenzione e delle pratiche sanitarie etiche ed efficaci nell’ambito della salute mentale e di tutte le discipline correlate.
L’avvio della Presidenza italiana della IFPE coincide con la celebrazione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale (10 ottobre) promossa dalla OMS.
Il tema del 2019 è la promozione della salute mentale e la prevenzione del suicidio, tematica di estrema rilevanza sociale in cui una Associazione a livello mondiale quale la IFPE assume un ruolo rilevante per fornire dati epidemiologici, elementi scientifici sui fattori predisponenti ed i fattori protettivi e sulle azioni di maggiore efficacia ai fini preventivi.
Il comportamento suicidario, a causa di numerosi fattori complessi derivati dal contesto sociale, è aumentato gradualmente in tutte le parti del mondo e, negli ultimi decenni, ha raggiunto livelli statistici allarmanti.
Secondo l’OMS, oltre 800.000 persone muoiono per suicidio all’anno, vale a dire un suicidio circa ogni 40 secondi e un tentativo di suicidio ogni 3. Nonostante comunemente si ritenga che siano solo gli adulti a manifestare comportamenti suicidari, i recenti dati epidemiologici indicano che molti bambini e giovani intraprendono questo tipo di comportamento a causa di violenza, abusi sessuali, bullismo e cyberbullismo. In generale, il suicidio è la dodicesima causa di morte nel mondo; si stima che i decessi per suicidio annuali potrebbero salire ad 1,5 milioni entro il 2020. A livello mondiale si colloca fra le tre principali cause di morte per le persone di età compresa tra i 15-44 anni, e la seconda causa di morte tra i giovani dai 15 ai 29 anni. I tentativi di suicidio sono fino a 20 volte più frequenti dei suicidi effettivi. Queste stime inducono ad una seria riflessione sull’importanza della prevenzione e della promozione della salute mentale nelle fasce giovanili.
L’incidenza dei suicidio in una data società dipende da una serie di fattori: la depressione clinica è solo una delle cause, ma lo sono anche l’abuso di sostanze stupefacenti od una grave malattia fisica o infermità. Il contesto sociale può rappresentare un importante fattore di rischio: si rilevano tassi di suicidio maggiori tra i pensionati, i disoccupati, i poveri, i divorziati, i senza figli, gli abitanti delle città, e le persone che vivono da sole; i tassi suicidari aumentano anche durante i periodi d’incertezza economica.
Il Rapporto Osservasalute 2016 sullo stato di salute della popolazione e sull’assistenza sanitaria nelle regioni italiane, pubblicato dall’Osservatorio nazionale dell’Università Cattolica di Roma indicava che continua ad aumentare anche il numero di persone che si toglie la vita.
In Europa i suicidi sono 56.200, in Italia si riscontano circa 4000 morti l’anno, con 7,3 casi ogni 100.000 abitanti. Si tratta in maggioranza di uomini (il rapporto è di 1 a 3 rispetto alle donne), fra i 45 e i 50 anni ma, in molti casi, si verificano anche tra gli adolescenti e gli anziani. Il fenomeno è in aumento negli ultimi anni soprattutto nella fascia tra i 24 e i 65 anni per problemi legati alla crisi economica ed è la seconda causa di morte tra i giovani.
In Italia i dati disponibili sottolineano anche un’incidenza geografica con tassi, in generale, più elevati nelle regioni del Centro-Nord. Il Veneto si collocava in una fascia intermedia con 320 suicidi/anno e un tasso di 6,5/100.000 abitanti.
Ma la prevenzione è possibile e riguarda tutti: informare l’opinione pubblica, aiutare familiari e amici a riconoscere i segnali di allarme, sfatare i falsi miti su chi tenta di compiere un gesto estremo e contrastare lo stigma, consentirebbero di dimezzare il fenomeno. Anche perché la maggioranza di chi ha pensieri suicidi vuole assolutamente vivere: tutti possiamo fare qualcosa per accorgerci dei segnali che arrivano da chi è in difficoltà, per incoraggiarli a raccontare la loro storia, per offrire una parola di supporto e di ascolto e fare così la differenza.
E’ particolarmente rilevante ricordare che – nonostante il suicidio sia spesso un atto non prevedibile – il contesto sociale può essere anche un importante fattore protettivo, in cui le iniziative di promozione della salute mentale sono fondamentali. Fra i fattori protettivi, è dimostrato che livelli più elevati di coesione sociale e nazionale riducono i tassi di suicidio, così come lo sono fornire – soprattutto nei giovani – competenze di problem solving, risoluzione dei conflitti in modo non violento; favorire legami familiari, amicali e di sostegno da parte della comunità, facilitare relazioni di supporto e assistenza sanitaria, medica e psicologica non stigmatizzanti.
Il suicidio è quindi da ritenersi un problema globale di salute pubblica che merita l’attenzione di tutti gli attori nel campo della salute mentale, comprese le organizzazioni scientifiche e professionali, le organizzazioni per gli utenti della salute mentale e le loro famiglie e le università.
La IFPE potrà giocare un ruolo importante in questa sfida, e l’Italia contribuirvi con particolare impegno al fine di elaborare politiche e direttive volte a stabilire strategie per prevenire il suicidio e promuovere la salute mentale. Ricerche nel settore della Promozione della Salute Mentale sono già in corso nella Sezione di Psichiatria dell’Università di Verona e della AOUI e saranno uno degli obiettivi futuri delle nostre attività di ricerca. Il ruolo dei media non è meno importante, poiché la loro partecipazione può avere effetti positivi e negativi, a seconda di come viene affrontato questo argomento.