Martedì 17 febbraio, alle 10.30 nell'aula T2 del Polo Zanotto, Zygmunt Baranski professore di Dante and Italian Studies alla university of Notre Dame, Usa, ha tenuto la seconda lectio magistralis “Le rime e la formazione intellettuale di Dante”. Importante proseguo delle sette iniziative che celebrano i 750 anni dalla nascita di Dante, organizzate dall’università, l’amministrazione comunale, il progetto culturale della Diocesi veronese e la società letteraria. Baranski è stato introdotto da Arnaldo Soldani, docente di Linguistica italiana e membro del comitato scientifico delle celebrazioni dantesche veronesi. Alla conferenza sono intervenuti Guglielmo Bottari, docente di Filologia della letteratura italiana e Paolo Pellegrini, docente di Linguistica italiana.
Uno scrittore che si autocrea. “Come si può studiare la formazione intellettuale di Dante e quali problemi uno studio di questo tipo può creare? A me – ha spiegato Baranski – interessa ciò che si può veramente stabilire in chiave filologica e con un certo grado di precisione in base ai documenti. Da Boccaccio ad oggi c'è stata una continua mistificazione della vita del poeta attraverso la costruzione di possibili vite, ma è necessario ricordare che, per studiare Dante con un minimo di accuratezza, occorre essere consapevoli che si tratta di uno scrittore che si autocrea e quindi risulta fondamentale capire che quando Dante parla di se stesso, non è detto che ciò che dice sia accaduto veramente“.
Ciò che nessuno si è chiesto. Baranski, solleva una questione importante e cioè come mai molti italianisti non si sono mai chiesti dove avesse studiato Dante, o come fosse strutturata la scuola a Firenze, ancora, come fosse organizzato il sistema educativo, chi fossero gli insegnanti e i libri che venivano utilizzati. Tutte queste domande, e molte altre ancora, potrebbero essere il punto di partenza di uno studio trasversale, diverso dai precedenti, e proprio per questo, in grado di fornire maggiori informazioni sulla vita del poeta e sulla sua effettiva formazione intellettuale, che appare in continua crescita sia nella Vita nova che nel Convivio.
Contro la marginalizzazione di Verona. Lo studioso, inoltre, si è dimostrato contrario all’esclusione di Verona dagli studi riguardanti il poeta fiorentino. “Io, Simon Gilson e altri – ha detto Baranski – da un po’ di tempo diciamo che non si può marginalizzare Verona, come si è fatto, e purtroppo si continua a fare, in maniera assurda in Italia. Sono d’accordo con il professor Bottari sul bisogno di ristudiare in maniera approfondita la biblioteca Capitolare, ma non solo”.
Maggiori informazioni www.danteverona.it
18.02.2015