Anna Arbia e Mara Malesardi sono le vincitrici del premio di studio sul tema discriminazione, benessere e questioni di genere. La premiazione si è tenuta lunedì 24 novembre nella Sala Barbieri di Palazzo Giuliari ed è stata promossa dal Comitato unico di garanzia nell’ambito delle iniziative per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Ad aprire i lavori sono state Michela Rimondini, delegata della Rettrice al Benessere organizzativo della comunità universitaria ed Elisa Lorenzetto, presidente del Comitato unico di garanzia. A seguire è intervenuta Irene Pellizzone, referente dell’Osservatorio sulla violenza di genere dell’Università di Milano. Tra i presenti, anche Stefano Catalano, presidente della Commissione giudicatrice del premio.
Le due tesi premiate sono state sviluppate sotto la guida delle relatrici Paola Di Nicola e Maria Gabriella Landuzzi, docenti di sociologia, che hanno accompagnato le vincitrici nel percorso di ricerca.
Anna Arbia, laureata in Servizi sociali in ambiti complessi, ha approfondito il tema dei “Silenzi impositori: riscoprire la maschilità per superare la violenza di genere”; Mara Malesardi, laureata in Scienze riabilitative delle professioni sanitarie, ha discusso il tema riguardante la “Sanità in transizione: una ricerca qualitativa multicentrica sui modelli organizzativi per l’affermazione di genere”.
“L’iniziativa si rivolge alla cittadinanza e alla comunità accademica – ha affermato la presidente del Cug Elisa Lorenzetto – nella consapevolezza che la violenza e le discriminazioni si possono eradicare solo attraverso un profondo rinnovamento culturale, di cui l’Università vuole essere protagonista”.
“Partendo dai due lavori di tesi – questo il commento di Catalano e De Cordova – l’incontro si propone di avviare una riflessione sulle questioni di genere in una duplice prospettiva sociologica: quella delle relazioni tra i generi, con l’obiettivo di portare allo scoperto le radici culturali della violenza di genere, e quella istituzionale, approfondendo il delicato ruolo che le professioni sanitarie svolgono nel processo di affermazione di genere”.
Sara Mauroner

































