“Quando si instaura un confronto su temi come violenza di genere e linguaggio sessista, spesso si parla solo per le donne, con le donne e sulle donne. Ci si dimentica però che il problema ha come vittime le donne ma come causa, nella maggior parte dei casi, uomini. Per questo abbiamo cercato di coinvolgere nella discussione anche professionisti che si occupano del lato ‘maschile’ del problema”. Così Stefano Catalano, docente di Diritto costituzionale, componente del Cug e coordinatore dell’evento ha presentato “Sono solo parole? Riflessioni su linguaggio sessista e violenza di genere” che si inserisce all’interno delle attività promosse dall’ateneo contro il linguaggio violento.
L’appuntamento, svoltosi l’1 aprile nell’aula Cipolla del dipartimento di Scienze giuridiche, è stato promosso dal Cug il Comitato unico di garanzia dell’ateneo di Verona, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, al fine di sensibilizzare sull’uso di un linguaggio corretto e rispettoso in ogni ambito sociale, dall’università alla famiglia. Presenti, online e in presenza, Olivia Guaraldo, delegata del rettore al Public engagement, Stefano Troiano, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche, e Donata Gottardi, docente di Diritto del lavoro e prorettrice vicaria di ateneo.
A favore di un dibattito aperto ed interdisciplinare, la discussione ha visto come protagonisti diversi docenti e professionisti come Marilisa D’Amico, docente di Diritto costituzionale dell’università di Milano che ha trattato il tema del “Contrasto al linguaggio sessista e alla violenza di genere: principi costituzionali”, Roberto Flor, docente di Diritto penale d’ateneo, che ha approfondito gli aspetti legati alle “Nuove forme di espressione della violenza di genere nel contesto tecnologico” e Michela Nosè, docente di Psichiatria e presidentessa del Cug scaligero che ha affrontato invece il tema “Dalle parole sessiste agli ‘atti’ violenti: una riflessione psicologica”.
Nella seconda parte del convegno, si sono confrontati Irene Pellizzone, costituzionalista dell’università di Milano e responsabile dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne dell’ateneo milanese, Paolo Giulini, criminologo clinico, presidente del Cipm, Centro italiano per la Promozione della mediazione e docente dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e Marco Deriu, sociologo dell’università di Parma e membro dell’associazione Maschile plurale.
“Sono contenta che il Cug si sia impegnato ancora una volta nella promozione e sensibilizzazione di un corretto uso del linguaggio di genere – afferma Guaraldo – Il nostro ateneo, che già da alcuni anni ha elaborato delle linee guida a favore dell’utilizzo di un linguaggio più inclusivo, è sempre stato molto attivo ed impegnato in questo senso. Come dice il titolo dell’evento, infatti, l’attenzione alle parole è ormai cruciale: quello che non si nomina non esiste e per questo vi è un significato ancora più profondo nel riconoscere la differenza di genere”.
“Trattare il tema del linguaggio sessista – afferma Marilisa D’amico – significa occuparsi di parità costituzionale: una parità non teorica ma bensì inscritta nella nostra Costituzione. Per questo, quando si utilizzano parole discriminatorie, irrispettose e violente non è possibile invocare l’Articolo 21: vi è un limite sancito oltre il quale non si tratta più di libertà di pensiero, ma di lesione volontaria dell’altro”.
Il mondo virtuale, in particolare i social, è spesso teatro di scontri verbali violenti e parole cariche di odio. “In questi ultimi decenni – precisa Flor – il concetto di violenza ha subito una metamorfosi tutt’altro che indifferente, contraddistinguendosi per la sua nuova natura tecnosociale e per le sue ricadute comportamentali e psicologiche. Il mondo virtuale però, non è altro che un modo reale, con influenze reali, parole reali e persone reali, la cui unica novità è il dato tecnico: la viralità del contenuto. Infatti, ad oggi, nel momento in cui una parola offensiva è veicolata tramite un social network, sia l’autore che la vittima ne perdono immediatamente il controllo, rendendo la sua offensività potenzialmente illimitata”.
“Parole sessiste ed atti sessisti – conclude Nosè – non sono atteggiamenti diversi: quando si parla di linguaggio violento, dal punto di vista psicologico, ci si riferisce sempre ad una violenza effettiva che non può e non deve mai essere ignorata o additata come superficiale”.
Vettorato Angela, tirocinante UniVerona News