Diffondere i valori della solidarietà e della cooperazione internazionale, promuovere reti di relazioni e partenariati, trasferire tecnologie e competenze. Sono solo alcuni degli obiettivi del coordinamento universitario per la cooperazione allo sviluppo Cucs, organizzazione nata il 3 dicembre 2008 e di cui l’università di Verona è entrata a far parte da quest’anno. Giovedì 5 giugno, alle 15.45, nell’aula T1 del polo Zanotto si è tenuto un incontro aperto al pubblico per discutere delle attività dell’organizzazione e per presentare i progetti realizzati da docenti e ricercatori dell’ateneo in sinergia con enti internazionali, università straniere e associazioni umanitarie come Medici Senza frontiere, Eufrasia ed Emergency.
“L’adesione al Cucs – ha spiegato il rettore Nicola Sartor – rientra in quella che viene chiamata la “terza missione” dell’università. Le prime due sono ricerca e didattica, la terza è la collaborazione con il territorio inteso in senso mondiale, non solo quindi veronese e italiano ma anche con paesi in via di sviluppo. Con le nostre competenze in ambito di ricerca e didattica possiamo, infatti, contribuire ad un loro sviluppo professionale e sociale sostenibile”.
All’incontro sono inoltre intervenuti Lidia Angeleri, delegata del rettore all’Internazionalizzazione, che ha sottolineato le nuove opportunità offerte dal Cucs e l’utilità di una ricognizione di tutti i progetti di ricerca finalizzati alla cooperazione attivi in ateneo e Anna Leso, assessore ai Servizi sociali, famiglia e pari opportunità del Comune di Verona.
Francesco Castelli, referente per la cooperazione all’università di Brescia, ha illustrato i progressi fatti e quanto ancora resta da fare per raggiungere il Millenium goal, il piano degli obiettivi di sviluppo promosso dalle Nazioni Unite e in scadenza nel 2015.
“Dopo il 2015 le Nazioni Unite rivedranno gli obiettivi del Millenium goal – afferma Emanuela Colombo, referente Cucs del Politecnico di Milano – Saranno individuati obiettivi di sviluppo sostenibili a cui tutti i Paesi, non solo quelli sottosviluppati, dovranno aderire per ricercare soluzioni comuni”. Secondo Colombo sono tre i compiti principali che hanno le università nella cooperazione internazionale allo sviluppo: arricchire i percorsi formativi con competenze e ottiche di internazionalizzazione, puntare su una ricerca scientifica efficace per lo sviluppo e l’innovazione, promuovere reti di partenariato e di collaborazione.
“Far parte del Cucs – spiega Elda Baggio, coordinatrice dell’iniziativa – ci permetterà di condividere esperienze e competenze sia a livello nazionale che internazionale. Il nostro ateneo ne entra a far parte da quest’anno, ma progetti di ricerca per lo sviluppo ce ne sono sempre stati su iniziativa dei singoli. La solidarietà internazionale non è solo una questione caritativa, ma sta assumendo sempre di più la connotazione di un vero e proprio dovere giuridico e al tempo stesso rappresenta anche un investimento per un mondo più giusto, e, quindi, più pacifico e sicuro”.
Dalla medicina all’ingegneria, dall’economia alla geografia e alla filosofia, i 27 progetti di cooperazione allo sviluppo toccano sia l’ambito scientifico che quello umanistico. Un master in Chirurgia tropicale di cui è referente la professoressa Baggio che si propone di fornire le necessarie competenze teoriche-pratiche e organizzative a chirurghi che intendano svolgere la propria attività in determinate zone del Mondo. Corrado Barbui, docente associato di Psichiatria, è referente per il centro Oms per la ricerca in Salute mentale attivo in ateneo che si occupa di fornire all’Organizzazione mondiale della sanità linee guida per l’assistenza psichiatrica e dati sui farmaci essenziali da inviare nei paesi in via di sviluppo. Tre sono i progetti curati da Marina Bentivoglio, direttrice del dipartimento di Scienze neurologiche e del movimento, in Comoros, Nigeria e Cameroon sulle neuroscienze, la neurotossicità e la malattia del sonno. L’emigrazione italiana in Brasile e quella brasiliana in Italia sono stati al centro del lavoro della ricercatrice Federica Bertagna. Il “Progetto R4P, Research for Practice” curato da Cristiano Chiamulera, docente associato di Farmacologia, si propone di studiare gli effetti del tabagismo in Sudan. Rosanna Cima, ricercatrice in Pedagogia generale e sociale, si è occupata di sviluppare una cooperazione scientifica e culturale in Repubblica Dominicana attraverso lo scambio di docenti e studenti sui temi dell’educazione alla salute comunitaria. Carlo Combi, ordinario di Informatica, insieme a Gabriele Pozzani, docente a contratto di Informatica, ha sviluppato un sistema software che permette ai medici dell’ospedale di Ngozi in Burundi di inviare ai colleghi di Verona dati e immagini per richiedere consulti su patologie particolari. Una sorta di cartella clinica online che consente diagnosi in pochi giorni a distanza di migliaia di chilometri. La ricercatrice Paola Dal Toso collabora ad una ricerca storico-pedagogica in Angola. L’ ”Amhara Trachoma Control Program” di cui sono referenti i ricercatori Francesco Fatone e David Bolzonella ha come obiettivo il debellamento del tracoma in Etiopia, in accordo con gli obiettivi dell’Onu e dell’Oms. La ricercatrice Simonetta Friso ha studiato nuovi meccanismi biochimici e genetici per determinare l'eziologia dell'ipertensione. Emanuela Gamberoni, docente associato di Geografia, si è occupata in Senegal e in Brasile di temi migratori e comunità locali. Giancesare Guidi, ordinario di Biochimica clinica e Biologia molecolare clinica, con Gianluca Salavagno si è occupato delle variabili che intervengono nella medicina di laboratorio in Brasile, confrontandosi con la realtà europea. Teresa Rita Lawlor del centro di ricerca Arc-net in Uganda è referente per la creazione di una biobanca per la genomica e genetica. Il progetto rientra nel H3Africa, Human, heredity and health. La ricercatrice Zsuzsanna Liptak si è occupata di “Improved data structures for clustering of transcriptomal and genomic NGS data”. Le ricadute territoriali di fenomeni di diversità e diseguaglianza in Colombia sono il tema del progetto della ricercatrice Lucia Masotti. Federico Perali, ordinario di Politica economica e Michela Sironi, ricecatrice del dipartimento di Scienze economiche, hanno studiato la fattibilità e l’impatto socio economico locale di un piano di sviluppo della regione del Kurdistan, nonché di un distretto sostenibile industriale e logistico nel Jenin. Stefan Rabanus, docente associato di Lingua tedesca, ha confrontato la grammatica contrastiva tra tedesco e armeno. “Explaining Protection of Property Rights in Sub-Saharan Africa: Growth, Geography, History, or Institutions?” è il nome della ricerca svolta da Roberto Ricciuti, docente associate di Politica economica. Filippo Rossi, professore emerito in Patologia generale, ha sviluppato un progetto di sostegno degli studi medici all’università di Ngozi in Burundi. Gabriel Maria sala, docente associato in Pedagogia generale e sociale, ha avviato una cooperazione scientifico culturale tra l’ateneo veronese e l’Universidade federal do Piauì (Ufpi). Adolfo Speghini, docente associato di Chimica generale e inorganica, è referente di un progetto bilaterale sull’accordo internazionale del Consiglio nazionale delle ricerche e il Consejo nacional de ciencia y tecnologia in Messico per la conversione di frequenza in vetri ossidi drogati con terre rare. Giuseppe Tacconi, ricercatore in Didattica e Pedagogia speciale, è coordinatore di un master che mira a formare figure che già operano con incarichi prevalentemente dirigenziali, nell’ambito di organizzazioni pubbliche e private impegnate nello sviluppo locale di vari dipartimenti della Colombia. Giovanni Zanconato, docente associato di Ginecologia e Ostetricia, è referente dell’accordo di cooperazione tra l’università di Verona e l’università Eduardo Mondlane a Maputo in Mozambico.
Ascolta le interviste al rettore Nicola Sartor e alla coordinatrice del Cucs Verona Elda Baggio
06.06.2014