Secondo lo studio “Age-And Sex-Related Variations in Platelet Count in Italy: A Proposal of Reference Ranges Based on 40987 Subjects' Data”, pubblicato sulla rivista scientifica “Plos One”, i valori di riferimento usati nella conta delle piastrine devono essere personalizzati in base al genere e all’età. La ricerca, coordinata da Ginevra Biino, ricercatrice dell’Istituto di genetica molecolare e condotta dall’Istituto di genetica delle popolazioni di Sassari e dall’Istituto di genetica e biofisica A. Buzzati-Traverso di Napoli del Consiglio nazionale delle ricerche, ha studiato i valori di riferimento delle piastrine riscontrando importanti differenze tra la popolazione italiana.
Lo studio. Per definire “normale” il numero delle piastrine, cellule fondamentali per i processi di coagulazione del sangue, il range deve attestarsi tra un minimo di 150.000 e un massimo di 400.000, fino a 450.000 in alcuni casi, per microlitro di sangue. Ma questi valori di riferimento comunemente usati non sempre rispecchiano la realtà. “Quei limiti”, spiega Biino, “attualmente uguali per tutti, dovrebbero adattarsi alle differenze di genere, all’età e alle aree geografiche del nostro Paese”. Per dimostrare l’esistenza di una grande variabilità tra la popolazione italiana, lo studio ha preso in esame 40.987 soggetti provenienti da 3 studi epidemiologici che investigavano la distribuzione della conta piastrinica negli abitanti di 7 aree italiane di cui 6 isolati genetici. La ricerca mostra come le donne abbiano in media un numero più alto di piastrine rispetto agli uomini. “Ma anche l’età è importante – aggiunge ancora Biino – Negli anziani, ad esempio, si nota una diminuzione progressiva. Nei ragazzi al di sotto dei 15 anni, invece, il numero è decisamente più alto rispetto agli altri periodi della vita, senza particolari differenze tra uomini e donne. Infine, difformità significative sono state riscontrate tra le diverse aree del territorio italiano prese in esame. Con questi dati, appare evidente che i valori di normalità non possono essere uguali per tutti”. La disponibilità dei dati di conta piastrinica di un campione così esteso ha permesso di identificare nuovi parametri di riferimento riguardanti il sesso e l’età specifici, utili ad una diagnosi più accurata di trombocitopenie, ovvero l’espressione di una ridotta produzione piastrinica e trombocitosi, la patologia opposta caratterizzata dalla presenza di un esagerato numero di trombociti. “Ciò che abbiamo osservato – spiega Biino – è che oggi, con un campione così grande di persone studiate, possiamo definire con esattezza che esistono variazioni importanti nel numero delle piastrine. È giunto, quindi, il momento di ripensare quei valori di riferimento uguali per tutti”. Da qui la possibilità di pensare a una nuova definizione dei limiti di normalità per le piastrine del sangue. I valori usati in laboratorio oggi possono, infatti, andare bene per l’età adulta, ma non per i bambini e gli anziani dove le differenze sono maggiori. “In futuro – conclude la ricercatrice – questi studi potranno contribuire allo sviluppo di nuovi metodi di indagine e quindi a terapie sempre più personalizzate”.