Da grande farò… l'astronauta. Roberto Vittori non aveva questo sogno nel cassetto. A fare di lui un astronauta è stata quasi una casualità: “Scoprii che l´Agenzia spaziale italiana aveva bandito un concorso, vi partecipai e lo vinsi.” – spiega il colonnello dell’Aeronautica – “Da bambino ero già affascinato dai misteri dell´universo, ma credevo che mi sarei occupato di scienza e in particolare di matematica e fisica”. Il palmares di Vittori-astronauta è davvero “spaziale”. E' stato il primo italiano a partire dalla base di lancio di Baikonur in Kazakistan alla volta della stazione spaziale internazionale e ad oggi ha all’attivo tre missioni nello spazio per un totale di quasi 36 giorni fuori dall’orbita terrestre. Vittori ha illustrato i particolari più interessanti del suo lavoro nell’ultimo atto di Infinitamente 2012, evento conclusivo al Festival. Un arrivederci al pubblico introdotto alla platea del Ristori da Bettina Campedelli, prorettore dell’ateneo e dal docente della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, Paolo Fiorini.
Il fascino e il timore dello spazio, tra ricerca scientifica e sogno di nuovi mondi. Esiste il mal di Spazio. Sulla Terra niente riesce a simulare fino in fondo la sensazione che subisce, in maniera aggressiva, chi sullo Shuttle, in soli 8 minuti e 40 secondi, passa dalla superficie della terra allo spazio, a una velocità di 28mila chilometri all´ora. "Come se, sulla Terra, impiegassimo meno di un minuto per arrivare dalle Alpi alla Sicilia", ha spiegato Vittori.L’astronauta di origini viterbesi, ha accolto con interesse le domande da parte del pubblico e lo ha deliziato con i racconti in prima persona dell’esperienze in assenza di gravità.
La difficile vita in assenza di gravità. "Immaginate di svegliarvi una mattina e di galleggiare sul letto, dovete andare in bagno, ma per raggiungerlo non potete camminare e dovete ingegnarvi dandovi la spinta contro una parete e poi mettendo le mani avanti per non rimbalzare contro quella di fronte. Arrivate in bagno, che in realtà è un angolo di un unico spazio comune dove magari il collega, sottosopra, nel frattempo sta eseguendo un esperimento. Dovete tenervi attaccati al lavandino, altrimenti, galleggiando, vi allontanate, ma le mani vi servono per spazzolino e dentifricio, allora usate le gambe. Poi aprite l´acqua e questa esce sotto forma di bolle".Nonostante l’addestramento cui si sottopone un astronauta. Mesi e mesi di studi teorici e pratici che comprendono lo studio dei sistemi del velivolo (navigazione, motori) dall'aspetto generale a quello più specifico ed un percorso di training pratico, niente è come sembra e niente è facile.