L’Università di Verona è partner di un importante progetto di ricerca internazionale per identificare nuove strategie per il trattamento di malattie croniche autoimmunitari, ed in particolare l’artrite reumatoide. Il consorzio internazionale che comprende 11 partners tra istituzioni accademiche e organizzazioni industriali, sia europee che brasiliane, è riuscito ad ottenere un finanziamento di 4 milioni di euro per sviluppare nuovi farmaci anti-infiammatori per combattere queste patologie. Sostenuto dal Settimo programma quadro dell’Unione Europea, il progetto, coordinato da Attila Mócsai, della Semmelweis University di Budapest, vede nel ruolo di manager scientifico Giorgio Berton della Sezione di Patologia Generale dell’Università di Verona. La ricerca è iniziata il primo gennaio di quest’anno e durerà fino al 31 dicembre 2015.
Le malattie croniche autoimmuni. Le malattie croniche autoimmuni, come l’artrite reumatoide, colpiscono l’1% della popolazione e causano un deterioramento della qualità della vita delle persone affette, rappresentando un importante problema per i sistemi sanitari su scala mondiale. Le strategie terapeutiche attualmente disponibili causano significativi effetti collaterali o sono molto costose; inoltre, circa un terzo dei pazienti non risponde a queste terapie. Membri del consorzio hanno scoperto nuovi aspetti di come le malattie autoimmuni si sviluppano e useranno le conoscenze ottenute per sviluppare nuovi trattamenti terapeutici. “Questa è un’opportunità unica per gli scienziati europei e brasiliani che partecipano al progetto per trasferire le loro conoscenza delle malattie infiammatorie croniche in nuove strategie terapeutiche che possono migliorare la qualità della vita degli individui colpiti da queste malattie” ha affermato Attila Mócsai, coordinatore del consorzio.
Il ruolo dell’Università di Verona. Studi condotti nel laboratorio di Giorgio Berton della sezione di Patologia Generale del dipartimento di Patologia e Diagnostica dell’Università di Verona, a partire dalla metà degli anni Novanta, hanno identificato una famiglia di enzimi, nota come tirosin chinasi della famiglia del Src come importanti regolatori di funzioni dei granulociti neutrofili nelle risposte infiammatorie. Sviluppando queste osservazioni, Mócsai, ed il suo gruppo hanno recentemente scoperto che questi enzimi intracellulari svolgono un ruolo critico nello sviluppo di malattie autoimmuni. Con il contributo della Vichem Ltd. di Budapest, membro del consorzio, sono stati identificati 13 composti che inibiscono tirosin chinasi della famiglia del Src e bloccano reazioni infiammatorie in vitro. Il consorzio analizzerà e cercherà di identificare analoghi più efficaci di queste 13 molecole in modelli animali di malattie croniche autoimmuni.
“La particolare esperienza dei membri del consorzio in modelli di infiammazione in vitro ed in vivo sarà cruciale per lo sviluppo del progetto – spiega Berton -. Il progetto intende inoltre rafforzare i legami tra l’Unione Europea ed il Brasile, una delle economie mondiali emergenti, nel quale operano ricercatori con un esperienza significativa nello studio di modelli animali di malattie infiammatorie. L’obiettivo di questo progetto quadriennale di ricerca è quello di sviluppare nuovi farmaci che possano avere un efficace ruolo terapeutico in modelli animali di patologie autoimmuni croniche e possano entrare in una sperimentazione clinica verso la fine dei quattro anni durante i quali si svilupperà il progetto”. Il budget totale del progetto è di 4 milioni di €, 3 dei quali assegnati dal 7° Programma Quadro dell’Unione Europea.
Il consorzio include gruppi di ricerca di cinque importanti università o istituzioni di ricerca europee e due gruppi di ricerca brasiliani. Il progetto è arricchito dalla presenza di tre compagnie biotecnologiche specializzate in ricerca translazionale ed una compagnia esperta nella gestione di progetti finanziati dall’Unione europea.