Un’avventura durata tre anni, che unisce ricerca scientifica e l’immensità del mare, ha visto i clinici e i ricercatori del progetto Esprimo condividere i risultati e il racconto della loro innovativa esperienza a bordo di Nave Italia. L’evento, intitolato “Racconti di navigazione a bordo di Nave Italia”, si è tenuto lunedì 17 novembre al Silos di Ponente del polo Santa Marta e ha svelato al pubblico “Il viaggio di Esprimo – Demons on the Boat”.
Tra il 2023 e il 2025, un gruppo di persone affette da sclerosi multipla è stato protagonista di questo percorso unico, nato dalla collaborazione tra l’Università di Verona, la Fondazione Tender to Nave Italia, la Marina militare italiana e l’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism).
Al centro del progetto c’è Nave Italia, il brigantino in attività più grande al mondo. Con il suo equipaggio della Marina militare e l’impegno ultradecennale della Fondazione Tender to Nave Italia, la nave è molto più di un’imbarcazione: è un vero e proprio luogo di ricerca, educazione e socializzazione. Da oltre quindici anni, realizza progetti inclusivi basati su solidarietà e spirito di gruppo, offrendo a chi combatte contro la disabilità e il disagio sociale un’esperienza trasformativa che aiuta a riscoprire le proprie risorse, in un equilibrio tra la disciplina della vita di bordo e il contatto con la natura. I rappresentanti della Marina militare e della Fondazione hanno illustrato proprio questo “metodo Nave Italia” e il suo approccio vincente all’inclusione.
Ideato dai ricercatori del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento Univr e guidato dalla docente di Psicologia clinica Michela Rimondini, il progetto “Il viaggio di Esprimo” si è affermato come un modello di intervento biopsicosociale all’avanguardia. L’obiettivo: favorire strategie di adattamento alla malattia e sconfiggere lo stigma legato alla fragilità e alla disabilità.
I risultati ottenuti sono incoraggianti e sono stati anche pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Contextual Behavioral Science. Gli studi dimostrano un chiaro miglioramento nel benessere psicosociale e nei processi di adattamento alla sclerosi multipla, sottolineando il potere curativo di un’esperienza sfidante, immersiva nella natura e profondamente condivisa.
Durante l’evento, il team di docenti e clinici del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento composto da Alberto Gajofatto, docente di Neurologia, Francesca Gobbin, dottoranda in Neurologia, Valeria Donisi, assegnista di ricerca in Psicologia clinica, Marialuisa Gandolfi, docente di Medicina fisica riabilitativa, e Valentina Cavedon, docente di Metodi e didattiche delle attività sportive ha illustrato in dettaglio l’approccio scientifico. L’intervento ha integrato attività individuali e di gruppo nel contesto della navigazione: dalle manovre marinaresche (come il timone e il laboratorio dei nodi) ai momenti di socializzazione, rielaborazione emotiva e attività motoria.
A conclusione dell’incontro, oltre ai saluti di Michela Rimondini, sono intervenuti anche Sara Svaluto Ferro, referente per l’inclusione dell’Università di Verona, e Tommaso Carlucci, presidente della sezione veronese dell’Aism, per ribadire l’importanza di questo progetto. Partendo dalle preziose esperienze maturate in mare, sono state lanciate nuove proposte di ricerca e inclusione sociale, con l’ambizione di tracciare nuove rotte per il futuro del progetto.
Sara Mauroner

































