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Aldo Manuzio, il genio italiano della stampa cinquecentesca

Una vita dedicata agli studi e alla tipografia tra gli scaffali veronesi della Biblioteca Capitolare

di univr
2 Ottobre 2012
in Ricerca e innovazione
La Biblioteca Capitolare

La Biblioteca Capitolare

La notte della ricerca apre uno scrigno veronese ricco di tesori preziosi. In occasione dell’evento Venetonight 2012 la Biblioteca Capitolare di Verona ha ospitato la conferenza  “Le voci dei libri:  Aldo Manuzio e la Biblioteca Capitolare di Verona” tenuta da Stefano Pagliaroli, ricercatore e docente del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’ateneo scaligero, per raccontare l’impresa editoriale e umanistica del celebre tipografo laziale e il suo forte legame con la nostra città. Verona, da sempre presente nella sua vita in veste di amici, professori e colleghi, è oggi, grazie alla Biblioteca Capitolare, uno dei maggiori testimoni della sua illustre attività editoriale.

Una vita tra i libri. Editore, tipografo e umanista nato a Bassiano, sui margini della palude pontina, tra il 1449 e il 1450, data ancora incerta, Aldo Manuzio sente presto il bisogno di andare a Roma, meta perfetta per approfondire e arricchire le sue conoscenze letterarie. Giunto nella capitale si iscrive all’università La Sapienza dove studia il latino con Gasperino da Verona e Domizio Calderini, anche lui veronese. Da lì si sposta a Ferrara dove apprende il greco con Giovanni Battista Guarino da Verona. Grazie all’amico Pico della Mirandola arriva a Carpi e diventa precettore di Alberto III Pio e Lionello Pio, principi della città modenese. Il legame tra professore e allievi si consolida negli anni in una forte amicizia che durerà per tutta la vita tanto che la famiglia Pio decide di adottare il giovane Manuzio che da allora comincia a firmarsi Aldus Pio Manutis. La grande svolta della sua vita arriva però nel 1490, quando Manuzio decide di realizzare il suo grande progetto editoriale aprendo una tipografia a Venezia, all’epoca all’apice del suo splendore e della sua grandezza politica e culturale. Lì Manuzio stringe rapporti di collaborazione e amicizia con letterati e artisti del tempo e con numerosi studiosi greci fuggiti da Bisanzio dopo la caduta dell’Impero romano d’Oriente per mano turca. Amato, elogiato ma anche criticato,  Manuzio è stato definito il “commerciante travestito da gentiluomo”, un abile editore desideroso di sfruttare la propria attività solo per arricchirsi. Non si possono negare le sue grandi doti commerciali ma non bisogna dimenticare la sua anima umanistica, l’amore per il greco e la letteratura. Egli vuole in primis preservare, arricchire e diffondere la cultura.

Un genio rivoluzionario. L’attività della tipografia veneziana tra il 1494 e il 1515 è senza freni. Nascono le famose edizioni aldine, il cui nome deriva dal loro creatore, distinte da novità fondamentali per il mondo della stampa. Manuzio nella veste di tipografo si avventura in un’impresa innovativa senza precedenti. Sperimenta i caratteri mobili per il latino, il volgare e persino il greco, scommettendo su questa lingua illustre e nobile, ritenuta l’inglese del Cinquecento. Inventa il precursore dell’odierno libro tascabile, riducendo l'enorme formato in foglio dei manoscritti e degli incunaboli, i libri stampati prima del Cinquecento, ad un formato più maneggevole  e trasportabile che rivoluziona il mondo del libro potenziandone la diffusione. Nel 1501 introduce l’uso del corsivo, detto anche italico o aldino, un tipo di scrittura caratterizzato da una leggera inclinazione a destra e personalizza le sue edizioni con un contrassegno, un’ancora con un delfino, considerato la prima marca tipografica nella storia dell’editoria.  Il simbolo è seguito da un famoso motto di Augusto l’Imperatore, “festina lente” che significa “affrettati lentamente”. Un ossimoro a prima vista, in realtà, come spiega Svetonio, scrittore romano d’età imperiale e biografo di Augusto, il motto suggerisce di affrettarsi nel fare le cose, ma al tempo stesso di pensarci con calma prima di farle. Da qui svelato anche il senso profondo dell’immagine. L’ancora rappresenta la fermezza, la lentezza mentre il delfino, più veloce e agile di ogni altro animale, la velocità.

L’Accademia Aldina. Ma nella sua vita non c’è solo la tipografia. Nel 1502 Manuzio insieme ai suoi amici fonda l’Accademia Aldina, dedicata agli studi ellenistici. Tra i suoi membri Erasmo da Rotterdam e Pietro Bembo. Il gruppo decide di darsi delle regole che vengono messe per iscritto sotto forma di costituzione, di cui per fortuna è sopravvissuta una copia. La regola principale prevede l’uso esclusivo del greco e, in caso di trasgressioni o errori, l’obbligo di versare una piccola multa in una cassa comune che al momento giusto sarebbe stata aperta per organizzare un’allegra cena in compagnia.  

L’amore per i libri di questo grande personaggio dell’editoria italiana è testimoniato da un aneddoto raccontato da Marino Sanuto, politico e amministratore veneziano, nonché letterato e umanista, famoso per i suoi diari scritti tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Egli narra che il giorno della sua morte, il 5 febbraio 1515, la sua salma venne circondata dai suoi libri, dalla sue aldine. Così Aldo Manuzio concluse una vita vissuta per i libri.

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