Dare la giusta importanza al calcio femminile: è questo l’obiettivo dell’università di Verona e della Lega nazionale dilettanti (Lnd), organizzatori del convegno “Sopra la barriera – Storie di calcio femminile”, che si è tenuto venerdì 6 settembre, nella sede di Scienze motorie del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento.
Il convegno, moderato da Gaia Simonetti, dell’Area comunicazione della Lnd, è stato anticipato dai saluti istituzionali di Federico Schena, delegato del Rettore alla Didattica e allo Sport, Bepi Ruzza, presidente della Lnd Veneto, e Gigi Fresco, presidente e allenatore della società Virtus Verona.
Sono seguite le parole di Luca de Simoni, Coordinatore della Lnd, e Stefano Riggi, membro dell’associazione Bonfire, sul cortometraggio da loro ideato che ha dato nome al convegno. Il cortometraggio, poi mostrato ai presenti, offre degli spunti sugli stereotipi e le discriminazioni di genere sul calcio femminile. Come dichiarato dagli autori, è stato costruito per parlare a tutti, allo scopo di accogliere più persone all’interno del mondo dello sport e del calcio.
Dopo la proiezione del cortometraggio, ci sono stati gli interventi di vari relatrici e relatori: Marta Mason, autrice del podcast “Perché sei femmina” ed ex calciatrice, Agata Centasso, calciatrice del Venezia fc 1985, Paolo Tosetto, responsabile del calcio femminile per la Lnd Veneto, Antonella Belluti, campionessa olimpica nel ciclismo su pista, Alessia Pecchini, psicologa dottoranda in Scienze motorie ed ex calciatrice, e Francesca Vitali, docente di Psicologia dello sport dell’università di Verona.
“Le calciatrici partono dall’essere femmine ma per giocare a calcio si sentono in obbligo di “sentirsi maschi”, lo standard di genere di questo sport – queste le parole di Marta Mason – a 11 anni mi è stato detto che non potevo essere selezionata perché ero femmina. Quindi sono andata a giocare nel calcio femminile, che per me era sconosciuto perché avevo sempre giocato con i maschi”. Agata Centasso ha avuto un’esperienza simile: “Giocavo sempre con i maschi, che non mi passavano mai la palla perché ero femmina. Perciò ero io a dover cercare di conquistarla e questo mi ha portato ad avere un gioco aggressivo e al mio ruolo di mediano”.
“L’importanza del calcio femminile è sotto gli occhi di tutti – ha spiegato Federico Schena – da un punto di vista sportivo e sociale. Questo incontro vuole rimarcare i valori del calcio femminile con uno scopo di promozione, per aumentare l’adesione di bambine e ragazze al calcio, uno sport sicuramente declinabile al femminile. L’università di Verona organizza questo convegno nell’ottica dell’equità di genere che sta portando avanti con molte iniziative, insieme al contributo di Scienze motorie”.
“Abbiamo scavalcato quella barriera – ha dichiarato Bepi Ruzza – il calcio non è maschile, il calcio è di tutti. Il pallone non ha bisogno di interpreti, ha solo bisogno di essere calciato”.
Alberto Pozza tirocinante agenzia di stampa Univeronanews