Vivian Lamarque e Umberto Fiori sono i vincitori, rispettivamente del primo e del secondo posto, della prima edizione del Premio Strega poesia. Le opere di Lamarque e Fiori, secondo la giuria dello storico premio espressioni della più alta qualità letteraria nel mondo contemporaneo, sono stati tra i protagonisti dell’edizione 2023 di Veronetta Contemporanea, iniziativa promossa dalla Commissione Contemporanea dell’ateneo.
Massimo Natale, docente di Letteratura italiana dell’università di Verona, ha scritto un editoriale per le lettrici e i lettori di Univrmagazine.
“Il 2023 segna la prima edizione del Premio Strega per la poesia, fratello del più noto – e ormai tradizionale – Premio Strega dedicato alla narrativa. Una prima edizione che arriva mentre della poesia contemporanea si constatano spesso i limiti, ci si lamenta magari della sua qualità e, soprattutto, della mancanza di un pubblico. Se ne critica l’oscurità percepita a volte come gratuita, descrivendola come il sintomo di un male diffuso: il congenito narcisismo della nostra epoca (a cominciare da quello che si scarica sui social). La nascita di uno Strega dedicato alla poesia ha, allora, anche il sapore di una sfida.
Anche per questo è una buona notizia che a vincere, con la sua raccolta L’amore da vecchia (Mondadori), sia Vivian Lamarque; e che a piazzarsi secondo sia Umberto Fiori, con un libro di versi intitolato Autoritratto automatico (Garzanti). Appartenenti alla stessa generazione (classe 1946 Lamarque, 1949 Fiori), queste due voci sono fra le più belle e autentiche della poesia italiana degli ultimi decenni: voci che possono durare, voci capaci di dialogare con la tradizione – interiorizzandola – e al contempo capaci di guadagnare spazi nuovi, originali, alla lirica contemporanea (e non sono nemmeno le sole). Ma queste due condividono, in effetti, una magnifica qualità: quella di saper parlare – come un loro grande antenato, Umberto Saba – la lingua di tutti. La loro non è una parola ostentatamente preziosa, chi li legge non si trova davanti a un codice sconosciuto e misterioso: si trova, piuttosto, di fronte a qualcosa che sembra una pronuncia naturale (sembra, perché sempre la poesia, se vale, è fatta anche di esercizio e fatica, non di sola naturalezza). Davvero la poesia di Lamarque e Fiori è – rubiamo un’immagine a Paul Celan – una stretta di mano: affabile, calda, a tratti persino affettuosa.
Per la vincitrice, in particolare, il premio Strega ha il sapore di una consacrazione definitiva, il riconoscimento del potere magico dei suoi versi, delle sue rime. Perché proprio sull’incantesimo infantile della rima Vivian Lamarque gioca da sempre parecchie delle sue carte, come per rimandare il momento di “andare a capo”, come per esorcizzare il momento della Fine (la vecchiaia, i suoi acciacchi e le sue malinconie): «A vacanza conclusa dal treno vedere / chi ancora sulla spiaggia gioca si bagna / la loro vacanza non è ancora finita: / sarà così sarà così / lasciare la vita?».
Che Vivian Lamarque e Umberto Fiori siano stati entrambi ospiti dell’Università di Verona, nell’ambito del Festival “Veronetta Contemporanea”, nel giugno di quest’anno, è un’ulteriore buona notizia. Significa, per esempio, che contemporaneo e università possono – anche loro – darsi la mano, coesistere, lavorare insieme. E significa che stare al passo, “tenere gli occhi aperti” sui propri anni e su come si esprime l’arte del proprio tempo è possibile, senza che questo implichi necessariamente la rinuncia a capire un linguaggio “altro”, spesso complicato, come quello poetico (prova ne sia l’ottimo riscontro di pubblico dei due incontri, sia da parte della popolazione studentesca che da parte della cittadinanza). Non serve contrabbandare per poesia e cultura qualche loro surrogato meno impegnativo. Piuttosto, vale la pena di rischiare: puntando sulla poesia e su lettrici e lettori, a partire dalle nostre studentesse e dai nostri studenti”.
Massimo Natale