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Nuove sinergie per l’arte a Verona

Massimiliano Valdinoci racconta il progetto Università e Aba

di Roberta Dini
14 Gennaio 2021
in Verona città universitaria

Tempi duri per l’arte. Dal mercato internazionale con la chiusura di fiere e l’annullamento dei congressi, fino alla chiusura di mostre e musei della nostra città, la crisi sanitaria in atto ha messo a dura prova budget, personale e programmazione del mondo dell’arte, appena uscito da un anno difficile che lo aveva già costretto a mettersi in discussione. In questa valle di lacrime però gli addetti ai lavori non si sono mai fermati e sono numerosi i professionisti che, a vario titolo, si stanno preparando a un futuro, ci auguriamo prossimo, in cui la morsa pandemica si sarà allentata e il settore dovrà farsi trovare più che mai preparato al confronto con un pubblico diverso, affamato di novità e abituato a nuove forme e modalità di fruizione dell’arte. Ne sono un esempio le studentesse e gli studenti dell’ateneo scaligero e dell’Accademia di belle arti di Verona che nei primi giorni del nuovo anno, come se fosse un atto inaugurale di buon auspicio, hanno lavorato sulle opere della mostra “Contemporanee / contemporanei”, della collezione Agiverona di Giorgio e Anna Fasol, ospitate negli spazi universitari di Santa Marta e in altre sedi dell’Università da settembre 2019. A guidarli negli interventi di valorizzazione e conservazione preventiva delle opere della mostra c’erano Valerio Terraroli, docente del dipartimento di Culture e Civiltà e referente scientifico del progetto e quelli dell’Accademia di Belle Arti, coordinati dai docenti Andrea Toniutti e Carla Fasser e dal collezionista Giorgio Fasol. L’iniziativa si inserisce tra le attività promosse da “Contemporanea”, il progetto transdisciplinare ideato dall’Ateneo per promuovere, attraverso percorsi formativi e iniziative culturali, la ricerca sui temi della contemporaneità. Abbiamo fatto il punto sul progetto con Massimiliano Valdinoci, coordinatore della Scuola di Restauro di Aba Verona.

 

Professore, in questo contesto di crisi che colpisce l’arte e più in generale la cultura in tutti i settori, nasce una nuova collaborazione tra l’Ateneo e l’Accademia di Belle Arti. Vuole raccontarci nel dettaglio il progetto partito nei giorni scorsi? 

Se dobbiamo trovare un incipit all’attività di questi giorni dobbiamo risalire alla mostra curata da Denis Isaia e inaugurata nel settembre 2019 a Santa Marta “Contemporanee / Contemporanei” un’esposizione che nasce dalla volontà dei collezionisti Anna e Giorgio Fasol, collezione Agiverona e dell’Università degli Studi della città di coinvolgere i giovani studenti e le giovani studentesse nella conoscenza e nella fruizione consapevole dell’arte contemporanea. La Scuola di restauro dell’Accademia era stata coinvolta in un cantiere scuola nell’estate del 2019 durante la quale, gli studenti guidati da Andrea Toniutti, docente di restauro del contemporaneo, avevano redatto i condition report delle 80 opere della collezione e la loro installazione, nelle diverse sedi dell’Ateneo. Sin da allora si era pensato che durante il quinquennio di permanenza delle opere sarebbe stata necessaria un’attività di cura e manutenzione delle stesse che avrebbe visto coinvolti gli studenti dell’Accademia, e Giorgio Fasol, che da sempre auspica un maggior coinvolgimento dei giovani sul contemporaneo, lo aveva fortemente voluto. L’attività di manutenzione programmata delle opere esposte rientra perciò a pieno titolo in questo contesto e ci auguriamo possa proseguire nel tempo.

 

Il protocollo appena siglato è l’ennesimo atto di una sinergia in essere da tempo e che si è concretizzata nei mesi scorsi con una convenzione per l’utilizzo condiviso dei laboratori, delle strumentazioni e quindi delle professionalità che lavorano nei due enti. Quale valore aggiunto ha per la formazione dei vostri allievi e delle vostre allieve questo nuovo percorso?

Ormai da molti anni l’Accademia di Belle Arti e l’Università di Verona collaborano mediante la mutuazione di alcuni corsi e altre attività didattiche interdisciplinari. Il protocollo che da anni si cercava di concretizzare – a essere sincero dal 2012 anno in cui la scuola di restauro dell’Accademia di Belle Arti di Verona ha ricevuto l’accreditamento interministeriale del suo corso quinquennale a ciclo unico in restauro – e firmato agli inizi del 2020, è stato reso possibile grazie alla disponibilità del direttore del dipartimento di Culture e Civiltà Arnaldo Soldani, al lavoro di Fabio Saggioro docente responsabile della terza missione del dipartimento, di Valerio Terraroli docente di storia dell’arte contemporanea e alla volontà del direttore dell’Accademia di Belle Arti Francesco Ronzon. Il valore aggiunto è senza dubbio a vantaggio di entrambe le istituzioni che potranno fare rete nell’attività didattica e di formazione degli studenti, ma soprattutto, come ho sempre auspicato, nella realizzazione di progetti di ricerca comuni nell’ambito del restauro e della valorizzazione dei beni culturali. Questa è d’altronde la mission della scuola di restauro dell’Accademia sin dalla sua nascita e connaturata al suo stesso ordinamento.

 

Dalle visite guidate virtuali agli eventi in videoconferenze fino ai momenti di formazione e approfondimento online per tutti, crede che le nuove tecnologie e i social media siano un’opportunità per l’arte? E quale può essere a suo avviso il ruolo delle giovani generazioni che a vario titolo si occupano di arte, in questo contesto di grande cambiamento? 

Provando a fare sintesi su un tema che necessiterebbe di una riflessione più articolata, che non si presta a questo contesto, ritengo che sicuramente l’accesso al mondo dell’arte e alla fruizione delle opere mediante l’utilizzo della nuove tecnologie, che l’attuale situazione ha reso necessario, ha permesso un ampliamento della platea di coloro che vi possono accedere, così come la possibilità di poter partecipare a webinar e conferenze tenute da relatori di grande qualità, senza troppi spostamenti. Il ruolo delle giovani generazioni è ovviamente quello di essere protagonisti di questo cambiamento. I nativi digitali, i Millennial o generazione Z, così come sono state definite le ultime generazioni, sono certamente chiamati a governare e animare l’attuale contesto di grande cambiamento. Nel caso degli studenti dell’Accademia anche mediante l’uso delle nuove tecnologie, Nuove tecnologie per l’arte è uno dei percorsi triennali di studio nato in anni recenti nelle Accademie italiane, si può generare arte, ma anche e soprattutto generare il lavoro del futuro, quel lavoro, come qualcuno ha scritto, che ancora non c’è.

Roberta Dini

 

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