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Scienze storiche, Verona diventa sede amministrativa del corso di laurea interateneo

Focus area umanistica. Intervista a Alessandro Arcangeli, docente di storia moderna, sulle novità e il valore del percorso formativo

di univr
21 Luglio 2014
in Attualità

Dal prossimo anno accademico Verona diventa sede amministrativa del corso di laurea magistrale interateneo con Trento in Scienze storiche. Un corso di studi per chi intende dedicarsi professionalmente all’insegnamento della storia nelle scuole medie e superiori, ma anche un prezioso tassello della formazione di chi vorrà occuparsi di conservazione della memoria (archivisti, bibliotecari), di chi intende operare nella pubblicistica e nell’editoria, di chi sceglie come orizzonte di impegno la vita politica. Abbiamo fatto il punto sulla proposta formativa con Alessandro Arcangeli,  docente di storia moderna dell’ateneo scaligero e referente per la sede di Verona all'interno del comitato di coordinamento del corso di studio.

Dal prossimo anno accademico l’università di Verona diventa sede amministrativa della laurea magistrale interateneo in Scienze storiche. Qual è la novità, che cosa cambia?

La laurea è stata istituita due anni fa come iniziativa congiunta degli atenei trentino e veronese. Trento ha funzionato come sede amministrativa per gli immatricolati del 2012/13 e 2013/14, Verona lo farà per quelli del 2014/15 e 2015/16. È un’alternanza fisiologica che era stata concordata fin dall’inizio. Dal punto di vista dello studente non cambia molto, dato che si punta a mettere a disposizione degli iscritti le risorse congiunte delle due sedi. Solo, i nuovi immatricolati avranno la loro carriera gestita dall’amministrazione scaligera. Ai laureati consegnato un diploma di laurea congiunto, che reca il logo di entrambi gli atenei; per così dire, una doppia certificazione di qualità.

Che cosa dovrebbe spingere un potenziale studente a interessarsi a Scienze storiche e considerarla fra le proprie opzioni per la prosecuzione degli studi dopo una laurea triennale in ambito umanistico?

Innanzitutto e fondamentalmente, una passione per la storia. Più in generale, la curiosità per il mondo in cui viviamo, presente così come passato, senza dimenticare il futuro: le relazioni umane, l’interazione con l’ambiente, la varietà spaziale e temporale delle culture e società – forme di vita, sistemi di organizzazione, problemi sociali e le maniere in cui sono di volta in volta stati affrontati. Chi si interroga seriamente su queste questioni non può non porsi il problema di come il nostro mondo emerga da una rete di circostanze, condizionamenti e soluzioni che si sono evolute nel corso del tempo e che, dalle più remote alle più prossime, disegnano il ventaglio delle opportunità che ci sono oggi offerte e i confini del nostro operare. Nello stesso tempo, non si tratta o si dà solo la possibilità di porsi questioni generali, ma anche di interessarsi del particolare, di cotesti e vicende specifiche, siano prossime a noi o anche molto lontane, perché la storia sono anche le storie, quello che accade a uomini e donne, le scelte uniche che a ciascuno di loro, individualmente o in gruppo capita in sorte di fare, e le conseguenze che ne derivano. La storia si riscrive continuamente, ogni studioso che si avvii a intraprendere questo percorso avrà l’opportunità di offrire un suo contributo distinto all’impresa collettiva, lasciare una benché piccola orma della propria personale interpretazione dei fatti.

Quali sbocchi offre il corso al laureato magistrale?

Ci guardiamo bene dal vendere fumo e promettere quello che il mercato del lavoro attuale non consente. La situazione difficile è sotto gli occhi di tutti. Ma un’alta formazione in ambito umanistico può fornire delle competenze e delle abilità nella soluzione di problemi che non solo si prestano a impieghi più settoriali (patrimonio culturale, biblioteche, archivi e istituti di ricerca, editoria e insegnamento) ma si distinguono anche per un’adattabilità a nuovi profili professionali in continuo e rapido mutamento.

Perché è stata scelta una sinergia con Trento?

Il dipartimento Tempo, spazio, immagine, società ha compiuto la scelta strategica di collaborare con altri importanti atenei del Nordest per lo sviluppo della propria alta formazione: con Padova e Venezia per i dottorati (in Studi storici, geografici, antropologici così come in Storia dell’arte), con Trento per le lauree magistrali. Storia ha aperto la breccia avviando il corso congiunto due anni fa; l’anno prossimo si aggiungerà quella in Quaternario, preistoria e archeologia (quadrisede, coinvolgendo anche Ferrara e Modena), l’anno successivo un terzo in Storia delle arti. La vocazione regionale è naturale per la formazione specialistica, le sinergie che la combinazione delle risorse di strutture limitrofe consentono di creare offrono potenzialità, dalle risorse umane alle strutture (e in termini di volume complessivo, e di varietà e specificità), che singoli atenei non sono in grado di permettersi; Verona ha anticipato in questo senso direttive che sono poi state fatte proprie anche sul piano nazionale e seguite in altre parti d’Italia. La classifica delle migliori università statali italiane pubblicata il 23 giugno da Il Sole-24 Ore ci premia vedendo Verona e Trento classificate prime a pari merito (così come riservando un ottimo piazzamento a Padova e Venezia); come a dire: i partner non ce li scegliamo proprio a caso…

Che cosa ha spinto due università a programmare un corso in comune?

Avevamo entrambe una laurea magistrale in storia. Esisteva una tradizione di collaborazioni scientifiche e didattiche, così come consuetudini di pendolarismo studentesco nelle due direzioni. Si è ritenuto valesse la pena di unire le forze. Non è puro matrimonio di interesse, o far di necessità virtù. Certo, par la loro specificità, i numeri degli iscritti ad alcune lauree magistrali non sono altissimi, per cui è più coerente fare economie di scala e raggrupparsi sulla base di omogeneità culturali e prossimità geografiche.

Che cosa comporta dal punto di vista pratico per lo studente il fatto che un corso sia multisede?

Non un pendolarismo sfrenato, l’obbligo di un abbonamento ferroviario a proprie spese, o qualcosa del genere. In realtà il corso è stato disegnato in modo da ridurre la necessità di spostamento al minimo – forse anche troppo! Di fatto, gli immatricolati dei primi due anni hanno dovuto recarsi a Trento ai soli fini dell’iscrizione. Il corso è stato poi concepito mettendo a disposizione i medesimi insegnamenti nelle due sedi per il primo anno di corso, che è comune, e offrendo poi, per il secondo anno, la scelta fra un percorso che è offerto a Verona e altri due che si insegnano a Trento. Naturalmente nulla vieta che uno studente segua determinati insegnamenti in una sede altri nell’altra; ma niente glielo impone. L’offerta didattica è potenziata, con un’alternativa fra diversi docenti che tengono gli stessi corsi, e un maggior ventaglio di insegnamenti a scelta, che combina le risorse delle due università.

Quali insegnamenti prevede il corso e come si differenziano l’uno dall’altro i tre percorsi del secondo anno?

Innanzitutto gli insegnamenti di base: la storia medievale, moderna e contemporanea (con un ovvio accento per le vicende dell’Italia e dell’Europa, ma non esclusivo). Il quadro è arricchito da discipline che approfondiscono alcuni aspetti, dalla storia del Cristianesimo e delle Chiese, a quella della scienza e delle tecniche, così come delle dottrine politiche. Si apprendono anche discipline che sviluppano competenze che mettono in grado di interpretare compiutamente documenti del passato, come l’archivistica e la paleografia (l’iniziazione alle scritture del passato). Tutto questo è il pacchetto degli insegnamenti obbligatori del primo anno, a cui si affiancano altri opzionali. Al secondo anno lo studente può scegliere fra uno dei due percorsi trentini che si differenziano per l’ambito cronologico (Antichità e Medioevo, oppure Società e istituzioni nell’età moderna e contemporanea); oppure quello veronese che invece si distingue per il taglio dell’indagine (Società e culture dal Medioevo all’età contemporanea) e prevede un approfondimento in ambito metodologico (in materia di fonti e storiografia), e l’insegnamento della storia sociale e culturale, della cartografia storica, della storia delle Americhe (dell’emigrazione transoceanica e delle relazioni fra le due sponde dell’Atlantico). Come per ogni laurea, al secondo anno lo studente è anche tenuto a scegliere e portare a termine sotto la guida di uno o più docenti (di una o entrambe le sedi) il percorso di stesura di una tesi specialistica.

Sono previste attività di laboratorio e ricerca?

Una opportunità speciale è offerta dagli studenti dall’accordo siglato ad hoc con la Fondazione Bruno Kessler-Istituto storico italo-germanico, un istituto di ricerca specialistico con sede a Trento dotato fra l’altro di una ricca biblioteca che mette a disposizione le sue ricercatrici e i suoi ricercatori per seminari per piccoli gruppi di studenti, che si sono svolti in parte a Trento in parte a Verona, e consentono più di un approfondimento su aspetti metodologici dello studio della storia, come la particolarità del lavoro con le fonti, le diverse tipologie di documenti.

Lo studente ha anche possibilità di condurre una parte dei propri studi all’estero?

Sono attivi  e incoraggiati scambi Erasmus con diversi paesi europei e ci stiamo dando da fare per moltiplicare le opportunità in questo senso, che riteniamo (e abbiamo esperienza essere) di alto valore formativo.

21.07.2014

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