Il Consiglio universitario nazionale (Cun), in collaborazione con il Miur e in accordo con l'Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ha dato il via ad una consultazione pubblica per la costituzione dell'Anpreps, l’Anagrafe nazionale nominativa dei professori e dei ricercatori e delle pubblicazioni scientifiche. La consultazione sarà aperta fino al 23 luglio. Ne abbiamo parlato con Francesca Monti, docente di Fisica sperimentale di ateneo e membro del Cun.
Professoressa, ci spiega a quali obiettivi risponde la consultazione appena avviata?
E’ la più grande operazione di dialogo con tutte le aree e le esperienze disciplinari che sino ad ora si sia tentata in queste forme e con questi mezzi. Lo scopo di questa consultazione è, infatti, quello di “sentire” la comunità accademica e più ampiamente tutti gli attori del mondo della ricerca su un tema complesso e molto dibattuto qual è l’identificazione dei criteri di scientificità delle pubblicazioni ai fini della costituzione dell’Anpreps, ossia dell’Anagrafe nazionale nominativa dei professori, dei ricercatori e delle pubblicazioni scientifiche, prevista per legge e che dovrà contenere, per ciascun professore e ricercatore, l’elenco delle pubblicazioni scientifiche prodotte.
Perché dare vita all’Anpreps?
L’anagrafe servirà a validare i cosiddetti “prodotti” della ricerca, evitando di doversi affidare, com’è avvenuto in occasione dell’avvio delle nuove valutazioni, alle informazioni autonomamente immesse, su base volontaria, e in assenza di criteri o linee guida, dai singoli docenti e ricercatori. La consultazione pubblica è, infatti, uno strumento internazionalmente validato per migliorare la qualità delle regole, chiedendo ai destinatari di tali regole di contribuire e partecipare al processo decisionale, così da renderlo non solo trasparente, ma anche capace di condurre a determinazioni maggiormente condivise. Per questo il Cun, benché sia di per sé organo direttamente rappresentativo di tutte le aree scientifiche, lo ha scelto, confidando nella massima partecipazione di tutta la comunità.