“Educare alla legalità e al senso civico per sottolineare l’importanza di cooperare, essere solidali, progettare la società e avere a cuore il nostro futuro”. Con queste parole Donata Gottardi direttrice del dipartimento di Studi giuridici ha aperto il penultimo incontro del ciclo “Essere italiani oggi – per una identità politica culturale religiosa”. L'incontro, dal titolo “Legalità e senso civico”, si è svolto in un’aula gremita e ha ospitato nel ruolo di relatori don Luigi Ciotti, Presidente nazionale di “Libera” e Gherardo Colombo, ex magistrato.
Rispettare le regole per essere liberi. “Le regole organizzavano la società discriminando le persone per cui toglievano libertà piuttosto che assegnarla alla maggior parte delle persone” ha raccontato Colombo. “Dal secondo dopoguerra, in Italia, il principio fondatore della società non è più la discriminazione ma la persona”. Il relatore ha spiegato che “le regole ci spaventano perché le vediamo come un comando o un divieto, come un’intrusione negativa nella nostra libertà”. Invece “dobbiamo cambiare la nostra relazione con le regole, diventare consapevoli che non solo costituiscono la fonte delle nostre imposizioni, ma prima ancora la fonte delle nostre possibilità e dei nostri diritti”. Nella costituzione i comandi e i divieti servono a fare in modo che tutte le persone siano libere e in egual misura. “Perché si realizzi una società delle pari opportunità è necessario rispettare delle regole” ha concluso Colombo. “Democrazia e pari opportunità vanno a braccetto per cui se manca l’esercizio della sovranità da parte dei cittadini si ritorna a una società verticale, anche se non si cambia nessuna norma”.
Più giurispruenza per combattere le mafie. “La democrazia si fonda su due doni: la giustizia e la dignità umana, ma la sua spina dorsale è la responsabilità”. Don Ciotti ha iniziato il suo intervento con una denuncia “Nel nostro Paese è cresciuto un coma etico preoccupante che ci fa toccare un degrado morale devastante, fatto di conformismo, sfiducia e ribellione”. Tante persone pensano che siano normali le prevaricazioni e gli interessi personali. “Veniamo da una stagione, che ancora perdura, dove tanti uomini nelle istituzioni sono compromessi con la libertà, con la giustizia, col malcostume e non si preoccupano del bene comune. Tutti senza eccezione dovremo mettere le nostre migliori capacità, competenze e conoscenze al servizio di un rinnovamento etico, culturale e sociale nel contesto in cui viviamo”.