Una vera palestra dovrebbe allenare corpo ma soprattutto mente. Quando però si cercano di allenare le emozioni il lavoro diventa più difficile, L’opera è un genere capace di innescare queste emozioni, di portarle ad un livello superiore. “Rigoletto, palestra delle emozioni” non è stato solo un utile incontro per capire Verdi e la sua genialità, è stato soprattutto un modo per cercare di avvicinare due mondi spesso troppo lontani come l’università e il teatro musicale.
Emozioni in musica. Elena Biggi Parodi, docente di Musicologia e storia della musica della facoltà di Lettere e filosofia, insieme agli studenti ha costruito un appuntamento aperto al pubblico che è fuoriuscito dai canoni tipici della presentazione per convergere su arti e generi diversi: gli studenti si muovono, raccontano la storia, mentre le immagini a fumetto “Rigoletto comix” spiegano la trama e lo svolgersi dell’intreccio. Ma è la musica a emergere, sempre presente e maestosa. La Parodi ha proposto un’analisi tecnica e complessa delle partiture più importanti. Leggendo lo spartito ha provato a mostrare quanto l’emozione venga innanzitutto dalle scelte musicali, dove nulla è lasciato al caso, dove tutto è perfettamente amalgamato. Si è spiegato il vero significato di un genere, un’arte che unisce stili e registri diversi, dove la musica non è semplice accompagnamento ma naturale congiunzione tra opera e trama; apre le porte alla storia; da sfondo che abbellisce diventa vera protagonista in movimento.
Dagli studenti per gli studenti. L’opera ancora oggi rimane un genere per appassionati, lontano dal sentire delle nuove generazioni. Eventi come questi, che vedono la collaborazione e la passione dei ragazzi sono utili per avvicinare nuove forme d’arte anche al sentire dei giovani. “Questi valenti studenti – ha detto Guido Avezzù, preside della facoltà di Lettere – sono prova di passione vera verso una forma musicale che spesso non sembra riscuotere entusiasmo tra i più giovani. Avvicinarsi a qualcosa di così apparentemente austero diventa un grande modo per capire la musica come alta forma di espressione”. Perché, al di là della presentazione, in quei ragazzi si leggeva una passione vera e sincera, l’orgoglio di aver superato gli ostacoli di un genere difficile e di averne colto gli aspetti fondamentali, sia tecnici che emotivi: capire l’opera per capirne anche le emozioni.