Al polo Santa Marta si è acceso un faro sul futuro dell’editoria. Sabato 15 novembre si è tenuto il convegno “La qualità della leggerezza: informazione ed editoria tra marketing e contenuti”. Qui, dove la ricerca incontra il territorio, si è discusso di come restituire profondità alla parola “leggerezza” nell’era delle tendenze e della velocità.
L’evento, promosso dal dipartimento di Culture e civiltà, ha fatto parte del programma di Bookwalk, il festival letterario conviviale ideato da Anna Martellato che ha animato Verona dal 12 al 18 novembre.
L’incontro, moderato da Elisa Pasetto, ha riunito professionisti, editori, talent scout, critici, docenti e lettori in un dialogo aperto sulla centralità dei contenuti di qualità.
A introdurre i lavori è stata Federica Formiga, direttrice del master in Editoria di Ateneo, che ha ricordato come la leggerezza, per Calvino, non significhi affatto superficialità. “La leggerezza declinata in editoria per Calvino non significava rinunciare al pensiero critico e a una posizione culturale, ma lavorare senza un eccesso di peso dalle leggi del mercato e della tradizione”, ha spiegato Formiga. La docente ha poi ricordato la natura mutevole del mercato, affermando che “il libro ha le gambe”, capace di muoversi e trovare vie nuove rispetto alle sole logiche commerciali.
Il quadro è stato approfondito da Enrico Rulli, editor e docente, che ha presentato alcuni dati sul mercato librario italiano. “Il mercato del libro italiano è il quarto in Europa e il sesto nel mondo. In Italia sono attivi 5.308 editori, nel 2024 sono uscite 85.872 novità e 32,4 milioni di lettori hanno acquistato 103 milioni di copie”, ha osservato Rulli, smentendo lo stereotipo secondo cui gli italiani leggerebbero poco.
La parola è poi passata a Mattia Signorini, scrittore, talent scout e docente di scrittura creativa alla Scuola Palomar, che ha insistito sull’importanza della storia come fulcro dell’esperienza narrativa. “L’idea del successo a tutti i costi distrugge la creatività. La storia deve essere alla base di tutto” – ha dichiarato Signorini -. “Noi non possiamo imporre un libro, ma possiamo mostrare al nostro pubblico una speranza”.
Una riflessione sul ruolo dell’editoria indipendente è arrivata da Sabine Schultz, vicedirettrice editoriale ed editor di narrativa straniera di Neri Pozza. La curatrice ha illustrato la missione della casa editrice: “Cerchiamo di pubblicare meno, ma con più attenzione non solo alla scelta, ma anche a come pubblichiamo; cerchiamo di trovare autori che possano diventare dei classici”, ha spiegato Schultz, evidenziando un approccio che mette al centro la qualità dei contenuti.
Sul versante della comunicazione editoriale è intervenuta Francesca Colletti, responsabile marketing e comunicazione di Neri Pozza, che ha richiamato l’importanza di trovare chiavi efficaci per raccontare un libro al pubblico. “Cerchiamo di partire dal libro stesso, dal contenuto, perché dietro ogni libro si nasconde un mondo”.
La mattinata si è conclusa con una riflessione sulle prospettive dell’intelligenza artificiale applicata all’editoria. Alla domanda di Pasetto su come cambino oggi le scuole di scrittura nell’era di ChatGPT, Signorini ha risposto che l’IA “deve essere educata” e può diventare un alleato utile nella revisione preliminare dei testi, purché il lavoro finale resti nelle mani dell’autore e dell’editor. Schultz e Colletti hanno condiviso questa visione, evidenziando l’importanza di integrare l’IA come strumento e non come sostituto delle competenze umane. Formiga ha infine ricordato come la paura dell’IA derivi anche dalla sua molteplicità e dalla novità che rappresenta, invitando gli editori a sperimentare forme di integrazione tra IA e cataloghi esistenti.
SM


























