Un esempio concreto di come tecnologia e innovazione possano trasformare il modo di abitare delle persone fragili. Si tratta del progetto Unisco, un ecosistema intelligente a supporto del co-housing di persone fragili, che è stato al centro di un workshop tenutosi mercoledì 9 luglio nella sede della fondazione Gobetti a San Pietro di Morubio. L’evento ha segnato il punto d’arrivo di un percorso biennale che ha unito ricerca, sperimentazione e impegno sociale, con l’obiettivo di migliorare concretamente la qualità della vita di anziani e persone con disabilità.
Sostenuto dalla Regione Veneto nell’ambito del programma Fse+ 2021-2027, Unisco ha integrato gli indirizzi della strategia di specializzazione intelligente (S3) e della strategia regionale per lo sviluppo sostenibile, operando in particolare nei settori smart health e trasformazione digitale. Il progetto è stato anche il primo frutto di un accordo quadro di studio e ricerca tra il dipartimento di Ingegneria per la medicina di innovazione dell’ateneo e l’Associazione diocesana opere assistenziali Verona (Adoa)
Coordinato dall’università di Verona, Unisco ha coinvolto un team multidisciplinare che ha messo in campo competenze in ingegneria, medicina, neurologia, farmacologia, attività motorie e assistenza sociosanitaria. Tra i partner tecnologici, Edalab ha avuto un ruolo centrale. Fondata nel 2007 come spin-off dell’ateneo scaligero, è ora un’azienda specializzata nello sviluppo di soluzioni IoT complete, che spaziano dallo sviluppo firmware al cloud computing. L’azienda ha contribuito in modo decisivo alla progettazione dell’ecosistema digitale di Unisco, sviluppando l’architettura software, il firmware dei dispositivi smart, i sistemi di raccolta e analisi dati, e le interfacce per il monitoraggio remoto.
Il workshop ha offerto un momento di riflessione condivisa tra tutti i protagonisti del progetto. Dopo l’apertura dei lavori da parte di Graziano Pravadelli, è intervenuta Luisa Andreetta, direttrice dell’Unità Disabilità e non autosufficienza dell’Ulss 9 scaligera, insieme a Sara Baroni della cooperativa sociale “I Piosi”, per illustrare i bisogni emergenti delle persone vulnerabili. A seguire, i risultati scientifici e applicativi sono stati presentati dagli assegnisti e dai rappresentanti tecnici, tra cui Walter Vendraminetto per Edalab. La tavola rotonda ha visto dialogare i docenti Univr Cristiano Chiamulera, Federico Schena, Stefano Tamburin, Mauro Zamboni, con Tomas Chiaramonte della fondazione Gobetti e ancora Graziano Pravadelli e Walter Vendraminetto. Il confronto è stato moderato dal docente di ateneo Giorgio Mion. Tutti hanno sottolineato il valore dell’integrazione tra ricerca, impresa e servizi per dare risposte concrete a bisogni reali.
Il modello sviluppato integra dispositivi intelligenti – come sensori ambientali, wearable, assistenti vocali e smart tv – in un ambiente domestico condiviso, per supportare il monitoraggio dello stato di salute, il coaching nelle attività quotidiane, la stimolazione cognitiva e motoria, e l’interazione con operatori e caregiver. Il sistema è stato pensato per essere facilmente replicabile e scalabile, con l’obiettivo di favorire la permanenza autonoma delle persone fragili in soluzioni abitative dignitose, tecnologicamente assistite ma profondamente umane.
Unisco ha dimostrato che innovazione e cura possono coesistere: grazie alla tecnologia, è possibile offrire alle persone fragili non solo strumenti di assistenza, ma soprattutto opportunità di autonomia, relazione e benessere. Un progetto che guarda al futuro con uno sguardo attento al presente e alle persone che lo abitano.
SM