A cinque anni dalla sua nascita, il Center for European Studies, Ces, dell’ateneo ha rinnovato le sue cariche e fatto il punto sui futuri progetti. Ne abbiamo parlato con il direttore del centro, Renato Camurri, docente di Storia contemporanea in ateneo.
Quali saranno le novità per il prossimo quinquennio del Center for European Studies?
Nel 2020 nasce il Ces. In questi 5 anni è possibile delineare qualche riflessione sull’Europa, sul centro degli studi e sulle ricerche del centro?
L’Europa intesa come istituzione politica è ad una svolta decisiva della sua storia. O si rinnova profondamente o è condannata all’irrilevanza politica e culturale. Ha davanti a se una grande sfida come quella di divenire una realtà dotata di una forte direzione politica, di una politica estera comune e di un esercito comune.
Quali sono i progetti del Centro nei prossimi mesi?
Il center deve continuare nel percorso di crescita che ha iniziato. Il primo obiettivo è quello di consolidare le linee di ricerca che abbiamo sviluppato nei primi anni di attività. In particolare potenziando le attività di ricerca dedicate allo studio del fascismo e dei fascismi in prospettiva transnazionale, allo studio dell’antifascismo, dell’esilio e delle migrazioni forzate, alla storia delle relazioni internazionali, dell’integrazione e delle culture europee. In concreto, nel prossimo semestre avvieremo un’attività permanente dedicata al tema dell’esilio con un seminario ad inviti rivolto a giovani studiosi europei. Completeremo poi il ciclo di conferenze intitolato Guerra Occupazione e Resistenza con altri quatto incontri. E cercheremo di dare più spazio anche alla storia italiana dell’Otto e del Novecento: in questa prospettiva si inserisce un convegno dedicato alle biografie risorgimentali.
Quali prospettive per gli studi sull’Europa alla luce dello scenario internazionale?
Credo sia fondamentale in questa fase di grande crisi, rafforzare le collaborazioni internazionali e promuovere il più possibile il dialogo con le istituzioni di ricerca simili alla nostra, cercando di potenziare reti transnazionali di ricerca. È importante tenere aperti i canali di collaborazione accademica e scientifica con gli Stati Uniti.
La redazione