“Libertà vo cercando” è il titolo del talk che si è tenuto all’interno del polo universitario di Santa Marta in occasione del Veronetta Contemporanea Festival lunedì 16 giugno.
L’incontro ha affrontato la drammatica questione delle carceri italiane, con particolare attenzione alla casa circondariale di Montorio e sulle strategie di reinserimento sociale dei detenuti
Ad aprire i lavori è stato Ivan Salvadori, docente di Diritto penale in ateneo e referente del rettore per i rapporti con la Cnupp, la conferenza nazionale dei delegati dei rettori per i Poli universitari penitenziari, che ha delineato l’aspetto normativo del tema evidenziando come secondo la Corte costituzionale le pene devono tendere alla rieducazione dei condannati.
Seguendo tale prospettiva, l’università e il sistema educativo assumono un ruolo fondamentale, aiutando il detenuto a sviluppare una maggiore consapevolezza, empatia e senso critico per comprendere i propri errori e riprendere la vita.
Il regista e attore Alessandro Anderloni ha ripreso la forza evocativa del titolo del talk, tratto dal verso 71 del primo canto del Purgatorio della Divina Commedia.
Come il sommo poeta lascia alle spalle l’Inferno per attraversare il Purgatorio, allo stesso modo si compie per il detenuto il passaggio dal carcere alla vita sociale.
Direttore del Teatro del Montorio, la compagnia di detenuti del carcere di Verona, Anderloni ha evidenziato come attraverso la lettura dei classici si possono scoprire storie immense di uomini e donne che condividono affinità con il presente.
Nel corso dell’incontro, le cooperative sociali Reverse e Panta Rei hanno presentato due diverse declinazioni di economia carceraria sostenibile.
Reverse, con il progetto “Fatto in carcere”, avviato nel 2016, ha introdotto un laboratorio di falegnameria che offre un prodotto non soltanto capace di soddisfare il cliente ma anche orientato ad un riutilizzo consapevole.
L’obiettivo è orientare i detenuti al raggiungimento di skills di base, come la capacità di lavorare con l’altro ed il rispetto della diversità.
“Noi non guardiamo le persone per il loro reato, perché le persone competenti lo hanno già fatto, noi stiamo lavorando sul loro futuro”” ha dichiarato la co-fondatrice Federica Collato.
Panta Rei, invece, si occupa del reinserimento lavorativo di persone fragili con disagio mentale e dei detenuti, combattendo contro l’emarginazione e la stigmatizzazione.
Tra i progetti più significativa della cooperativa s’inseriscono “La Tavola del Riscatto”, un laboratorio marmellate per la sezione femminile, e “Pasta d’uomo. Mai stati così buoni”, laboratorio di prodotti da forno per la sezione maschile, che hanno permesso ai detenuti non solo di svolgere un periodo di tirocinio ma anche di ottenere veri e propri contratti di lavoro.
Come ha ricordato la presidente Elena Brigo, l’impegno di Panta Rei si estende anche al periodo del reinserimento, con ex detenuti impiegati in attività di lavanderia e di pulizie, di servizi catering e di bar.
Michele Francesco D’Andretta, tirocinante UniVr News