“Urlo e saltello. Così gira il mondo”. Un’atmosfera anni Sessanta composta da una generazione di ragazzini yé-yé e pre-sessantottini ha invaso la corte esterna del polo universitario di Santa Marta a Verona giovedì 12 giugno.
A sessant’anni dal loro debutto, i Beatles continuano a far parlare di sé e questa volta in una veste inedita.
In occasione del Veronetta Contemporanea Festival, si è tenuto un tributo dedicato ai quattro baronetti di Liverpool e in particolare al loro breve ma memorabile tour italiano del 1965.
Le quattro date, suddivise in concerti pomeridiani e serali, si tennero al Velodromo Vigorelli di Milano (24 giugno), al Palasport di Genova (26 giugno) e al Teatro Adriano di Roma (27 e 28 giugno).
Sul palco le voci narranti di Mauro Dal Fior e di Massimo Totola hanno raccontato l’Italia di quegli anni, quando l’arrivo dei Fab Four sconvolse il Bel Paese.
Attraverso la lettura delle pungenti critiche della stampa dell’epoca, che bollava i Beatles come “una moda destinata ad avere vita breve”, e un racconto minuzioso dei fatti, i due narratori hanno ricostruito un momento storico fatto di capelloni, tensioni e fermenti rivoluzionari.
Così riportava il Corriere della Sera: “Vigorelli, ore 17.20. Un urlo sale dalla massa degli spettatori. E’ il segnale della frenesia. Ecco, finalmente, i Beatles”.
La band Perfect Pair, formata da Suzi Dal Zen (voce), David Cameroni (chitarra), Franco Zampieri (voce ed electronics) e Shibu (batteria), ha eseguito filologicamente la scaletta originale di sessant’anni fa che includeva brani come Twist and shout, I wanna be your man, Can’t buy my love, Ticket to ride.
Sullo sfondo immagini d’archivio hanno accompagnato la performance mentre in platea il pubblico ha canticchiato quelle hit che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica.
L’evento è nato da un’idea di Giampaolo Rizzetto, testimone diretto del celebre concerto pomeridiano al Velodromo Vigorelli di Milano. Ha ricordato emozionato: “Piangevo. Al Vigorelli hanno suonato straordinariamente bene. Sono rimasto molto affascinato dall’impatto e dall’impasto vocale ma soprattutto dalla loro forza”
Delle quattro serate restano ad oggi poche immagini. Tra le più preziose, le riprese amatoriali di Peppino di Capri che, insieme a Fausto Leali e i New Dada, aprì i concerti della band britannica.
“Con la mia piccola cinepresa cerco di cogliere i momenti più importanti del loro show ma le mie riprese scivolano verso la folla, in particolare su quel fiume di ragazzini yé-yé che si otturano le orecchie e lanciano strilli acutissimi, così assordanti da oscurare gli amplificatori posti sul palco”, ricordò anni dopo il cantante.
Un’altra rarità è il disco Beatles in Italy (1965), considerato dai collezionisti un vero e proprio sacro Graal viste le quotazioni da capogiro.
Sessant’anni dopo, il tributo veronese ha confermato che l’eredità dei Beatles è ancora viva e capace di coinvolgere anche le nuove generazioni.
Michele Francesco D’Andretta, Tirocinante Univerona news