In Italia già a 9 anni un bambino su tre ha un eccesso di peso e uno su dieci presenta obesità. Nel mondo, l’Organizzazione mondiale della sanità e Unicef segnalano che il numero di bambini e adolescenti con obesità ha superato il numero dei coetanei con malnutrizione. Le cause non sono legate a pigrizia e golosità: l’obesità è una vera e propria malattia che con la giusta diagnosi può essere curata per garantire una vita più sana anche da adulto
Delle prospettive di cura e prevenzione si è parlato nel convegno, concluso sabato 20 settembre al Policlinico di Borgo Roma, dal titolo “Età evolutiva e futuro metabolico: ruolo del Pediatra. Diabete, endocrinologia, obesità e nutrizione nel bambino e nell’adolescente”. Presidente del convegno è Claudio Maffeis, docente di Pediatria del dipartimento di Scienze chirurgiche, odontostomatologiche e materno infantili Univr e direttore della Unità operativa complessa Pediatria B dell’Aoui Vr sede del Centro Regionale di Diabetologia pediatrica. Due le malattie metaboliche che oggi hanno maggiore impatto sulla popolazione pediatrica: obesità e diabete tipo 1.
Abbiamo fatto il punto con il professor Maffeis.
Professor Maffeis, può fornirci una fotografia della situazione?
Obesità e diabete tipo 1 sono le due malattie metaboliche a maggiore impatto sulla popolazione pediatrica. L’obesità è una vera e propria malattia neuroendocrina a predisposizione genetica, non un problema di stile di vita: per questo è fondamentale iniziare la prevenzione sin dalla gravidanza e proseguirla per tutta l’età evolutiva. Per quanto riguarda il diabete pediatrico di tipo 1 non va confuso con il diabete dell’adulto. Può venire a chiunque, soprattutto prima dei 20 anni e non ha nessuna relazione con il consumo di dolci perché è una malattia autoimmune. Per il diabete tipo 1 oggi possiamo contare su test diagnostici che individuano la malattia prima della comparsa dei sintomi, su terapie innovative che ne rallentano la progressione e su tecnologie sempre più avanzate che ci avvicinano al pancreas artificiale, migliorando il controllo glicemico e la qualità di vita di bambini e famiglie.
Quale importanza rivestono prevenzione e test diagnostici
nell’ambito dell’obesità infantile?
L’obesità è una malattia neuroendocrina a predisposizione genetica ed è fattore di rischio per la comparsa precoce di diabete di tipo 2, fegato grasso, ipertensione arteriosa e dislipidemia, con conseguente riduzione dell’aspettativa di vita. Causa dell’obesità è un’alterazione dei meccanismi che regolano fame e sazietà, per cui l’ampia disponibilità di cibo e la sedentarietà fungono poi da fattori scatenanti. L’obesità, specialmente in età giovanile, influenza in modo negativo il benessere psicologico, associandosi a bassa autostima, depressione, isolamento sociale ed esponendo a episodi di bullismo. Prevenire questa patologia è possibile iniziando sin dalla gravidanza e, nei casi di obesità grave, sono oggi disponibili test genetici specifici, erogati dalla Pediatria B.
Ma, come riportato da una ricerca appena pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet in cui il prof Maffeis è co-autore, gli interventi preventivi precoci indirizzati ai soli genitori sono utili ma non sufficienti a prevenire l’obesità nei figli. E’ invece importante proseguire l’intervento di prevenzione per tutta l’età evolutiva.
Comunque è importante ricordare che l’obesità si cura: esistono ora nuovi farmaci utilizzabili già dai 12 anni di età, prescritti in casi selezionati dal pediatra del Centro specializzato del prof Maffeis. La terapia è efficace nel promuovere il calo di peso e migliora anche tutti i fattori di rischio associati.
Ci può parlare dei nuovi test e delle nuove terapie che rallentano la comparsa del Diabete tipo 1 in età pediatrica?
Il diabete di tipo 1 è tipico dell’età pediatrica, da 0 a 18 anni, e ha un’incidenza di un caso ogni 800 giovani. Questa forma di diabete necessita della somministrazione di insulina più volte al giorno e del controllo costante della glicemia. Ci sono però delle novità nel panorama diagnostico e terapeutico. I test diagnostici permettono di identificare il diabete tipo 1 nei bambini prima che compaiano i sintomi, tramite un semplice esame del sangue, riducendo il rischio di degenerazioni gravi come la chetoacidosi diabetica. A test positivo, sono disponibili terapie innovative con anticorpi monoclonali che rallentano la progressione della patologia. Questi farmaci non sostituiscono l’insulina, ma migliorano l’andamento della malattia anche a lungo termine.
La tecnologia ha fatto enormi progressi, oggi il controllo della glicemia è notevolmente facilitato e meno invasivo. Esistono, infatti, dispositivi indossabili che consentono un’iniezione continua di insulina, regolata da un algoritmo che utilizza i valori della glicemia registrati da un sensore.
SM con il contributo di Aoui Verona Stampa