Il Museo del Contemporaneo dell’ateneo di Verona, nato a marzo 2025 grazie alla donazione di 110 opere della collezione Agiverona di Giorgio e Anna Fasol, conquista il suo primo riconoscimento nazionale: un finanziamento di 79mila euro nell’ambito del Pac 2025 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dal Ministero della Cultura. Il museo, diretto da Riccardo Panattoni, con responsabile scientifica Monica Molteni, rappresenta il più ampio nucleo universitario in Italia di opere realizzate dopo il 2000 e diventa così il cuore di un progetto che unisce ricerca, didattica e produzione artistica contemporanea.
Il progetto vincitore, intitolato Farsi Museo: Valorizzazione della donazione Agiverona, prevede un contributo di 79mila euro, destinato a rafforzare la fruizione e la conoscenza della collezione. Il programma comprende la realizzazione di una campagna fotografica professionale delle opere, il rinnovamento degli apparati didascalici e infografici, l’implementazione della piattaforma digitale, che diverrà il principale strumento di accesso online, e una serie di attività formative volte al coinvolgimento diretto della comunità studentesca.
Particolare rilievo avranno due workshop condotti da artiste di fama internazionale già presenti nella collezione del Museo: un laboratorio intensivo di cinque giorni con Adelita Husni-Bey, dedicato a pratiche pedagogiche partecipative, e un workshop con Elena Mazzi, incentrato sulle relazioni tra arte, spazio pubblico e comunità. A completamento del percorso è previsto un convegno internazionale volto a ridefinire il ruolo e le prospettive delle collezioni universitarie di arte contemporanea. Con questo progetto, l’Università di Verona consolida il posizionamento del proprio Museo del Contemporaneo come polo culturale diffuso, accessibile e inserito in una rete internazionale di ricerca e cooperazione, confermandone la missione di luogo di studio, formazione e dialogo con la cittadinanza.
Naturalmente il museo necessita di una attenta attività di conservazione e manutenzione delle opere, che spesso sono realizzate con materiali plastici e non convenzionali. Per questo l’ateneo ha attivato una convenzione con l’Accademia della belle arti di Verona, in particolare con la Scuola di restauro, attraverso la quale i docenti, che sono professionisti del settore, lavorano come staff di conservazione del museo e al tempo stesso insegnano queste tecniche a studentesse e studenti, creando un vero e proprio laboratorio di conservazione e restauro, unico esempio di questo tipo nel panorama accademico italiano.