Come si fa impresa con uno sguardo rivolto al bene comune? Lo scorso 10 luglio la sede dell’Università di Verona a Vicenza si è trasformata in uno spazio di confronto aperto e dinamico tra ricerca accademica, aziende e comunità locali, in occasione del primo Research Talk del Sustainability Governance Lab, nato all’interno del Loop Research Center del dipartimento di Management.
L’evento ha messo al centro la riflessione sulle Società Benefit, una nuova forma di organizzazioni che operano con l’obiettivo di generare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente, insieme al profitto economico. Nel corso dell’incontro è stata infatti presentata una ricerca firmata dai docenti Univr Silvia Cantele e Vincenzo Riso. Lo studio, condotto nell’ambito del progetto “Esserci” di Csv Vicenza, esplora come le imprese vicentine stiano rispondendo alla sfida di coniugare crescita economica e responsabilità sociale. I risultati sono stati anche oggetto di una puntata della rubrica televisiva “Storie di volontariato vicentino”.
A rendere il talk ancora più concreto e partecipato, le testimonianze di Paolin, iMilani ed Etra, tre imprese benefit del territorio, che hanno raccontato esperienze, valori e strategie per fare impresa in modo innovativo, sostenibile e inclusivo.
Silvia Cantele e Vincenzo Riso fanno il punto sulla ricerca per le lettrici e i lettori di Univrmagazine.
“A maggio 2025 risultavano 130 le Società Benefit registrate nella provincia di Vicenza, distribuite in diversi settori economici (soprattutto manifattura e servizi) e caratterizzate, per la maggior parte, da dimensioni medio-piccole; il 12% delle società benefit vicentine è anche certificato B Corp” spiegano i docenti. “La loro presenza testimonia una crescente attenzione verso modelli imprenditoriali orientati al bene comune. Tuttavia, la fotografia che emerge non è univocamente positiva. Solo il 50% delle società vicentine aventi un sito internet pubblica una relazione d’impatto, come richiesto dalla normativa: un dato che pone interrogativi importanti sull’effettiva integrazione dei principi benefit nella gestione aziendale quotidiana”.
Accanto alla mappatura territoriale, sono stati presentati anche i risultati di una ricerca più ampia, condotta a livello nazionale, volta ad analizzare la qualità della rendicontazione delle società benefit. Lo studio ha riguardato il contenuto di 171 relazioni d’impatto.
“I risultati evidenziano, oltre a una ridotta propensione a pubblicare la relazione d’impatto (solo il 20% di chi ha un sito la pubblica), una qualità media delle relazioni piuttosto bassa, in particolare per quanto riguarda l’accuratezza – continuano Cantele e Riso – prevalgono contenuti qualitativi, con poche informazioni quantitative e/o monetarie. L’indice di “densità” (che misura l’aderenza ai temi richiesti dalla normativa) registra anch’esso valori medi molto bassi.
Analizzando alcuni dei fattori che possono impattare sul livello di qualità della disclosure, è emerso che le imprese certificate B Corp mostrano livelli di accuratezza più elevati, mentre l’uso degli standard GRI tende a migliorare l’accuratezza ma riduce la densità dei contenuti. Per maggiori dettagli rinviamo all’articolo pubblicato e disponibile in open access.”
“Questi dati – concludono – suggeriscono una doppia urgenza: da un lato, stimolare le imprese benefit del territorio a migliorare la qualità della rendicontazione, evitando il rischio di benefit washing; dall’altro, approfondire – attraverso studi futuri – le ragioni che portano le imprese a dichiararsi benefit senza dare seguito a una vera cultura di trasparenza”.
SM