Dal 25 al 27 giugno, l’università di Verona ha ospitato il convegno internazionale “Arendtian Counciliarism: Visions and Care for Democracy,” organizzato dal Centro di Studi politici “Hannah Arendt” dell’ateneo.
L’incontro ha riunito studiosi internazionali per riflettere sul concetto di democrazia in epoca contemporanea a partire dalle categorie del pensiero arendtiano di spazio pubblico, di cura e di potere conciliare, cioè il potenziale trasformativo e partecipativo dei consigli cittadini.
Durante il convegno, sono emerse alcune delle sfide poste ai cittadini, quali la crisi climatica, le disuguaglianze globali e l’erosione dello Stato di diritto.
Tra gli ospiti internazionali più attesi la storica statunitense Marci Shore, docente alla Munk School of Global Affairs & Public Policy dell’università di Toronto e già professoressa a Yale, da cui si è dimessa nel marzo 2025 in dissenso alle politiche restrittive dell’amministrazione Trump.
Il suo contributo non è stato solo di carattere accademico. Shore ha portato al pubblico veronese la memoria ed il significato umano della rivolta di Euromaidan.
Questa riflessione è, infatti, al centro del suo libro “La notte ucraina. Storie da una rivoluzione” (Castelvecchi, 2025), con traduzione e introduzione a cura di Olivia Guaraldo, direttrice scientifica del Centro Arendt e docente Univr di Filosofia politica.
L’opera ricostruisce le vicende delle rivolte Euromaidan, scoppiate a Kyiv nel novembre 2013 a causa della sospension, da parte del presidente Viktor Janukovyč, dell’accordo di associazione con l’Unione Europea.
Attraverso testimonianze dirette di attivisti, cittadini e soldati, Shore racconta la rivoluzione come un’esperienza collettiva in cui si è sospeso il tempo, dissolta la paura, e in cui ha preso forma una nuova forma di “felicità pubblica”