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Procreazione medicalmente assistita, la legge 40 compie 20 anni

Intervista a Massimo Franchi, docente del dipartimento di Scienze chirurgiche e direttore dell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia

di Elisa Innocenti
12 Marzo 2024
in Dai dipartimenti
Massimo Franchi e Rossana Di Paola con l’equipe che si occupa di fertilità

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La procreazione medicalmente assistita (Pma), comunemente detta “fecondazione artificiale”, è l’insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento in tutte le coppie, nei casi in cui il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e nei casi in cui altri interventi farmacologici e/o chirurgici.

Sono passati ormai 20 anni dall’entrata in vigore della Legge 40 che ha disciplinato l’applicazione di questa procedura. Ma cosa è cambiato da allora? Ne abbiamo parlato con Massimo Franchi, docente del dipartimento di Scienze chirurgiche odontostomatologiche e materno infantili dell’università e direttore dell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata.

  •  Professor Franchi, che cosa si intende per procreazione medicalmente assistita e chi vi può accedere?

La procreazione medicalmente assistita è l’insieme delle tecniche mediche che si utilizzano per aiutare il concepimento in tutte le coppie in cui non avviene spontaneamente. Le metodiche di Pma comportano la manipolazione dei gameti (ovociti e spermatozoi) nell’ambito di un trattamento finalizzato a realizzare una gravidanza. L’accesso alle tecniche di Pma è consentito solo quando sia accertata l’impossibilità di rimuovere le cause che impediscono la procreazione e deve essere documentato da una certificazione di infertilità da parte del medico. Le coppie hanno diritto solo se composte da individui maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi. Oltre all’infertilità possono accedere alle tecniche di PMA le coppie portatrici di patologie genetiche trasmissibili; le coppie sierodiscordanti portatrici di patologie infettive e le coppie in cui uno o entrambi i partner siano ricorsi in passato alla crioconservazione dei propri gameti o di tessuto gonadico per preservazione della fertilità.

  •  A distanza di 20 anni dalla legge 40, come è cambiato l’approccio del medico e del paziente nei confronti di questa tecnica anche grazie all’esperienza e alla ricerca scientifica?

Per rispondere cito Rossana Di Paola, dirigente medico e docente di Fisiopatologia della riproduzione umana della Scuola di specializzazione in Ginecologia e ostetricia che lavora nel mio dipartimento, “Noi medici della riproduzione, possiamo lavorare con maggiore coinvolgimento delle coppie cercando di condividere le scelte cliniche il più possibile, soprattutto in relazione a tre aspetti fondamentali che sono cambiati negli ultimi dieci anni:

  1. La preservazione della fertilità attraverso il congelamento di cellule o tessuti riproduttivi tutte le volte che si è di fronte a un individuo giovane in età fertile che ha una diagnosi di malattia tumorale e che deve affrontare terapie antitumorali estremamente dannose e tossiche per le gonadi (ovaie e testicoli)
  2. La fecondazione eterologa ovvero la fecondazione in vitro che può essere eseguita grazie alla donazione di cellule riproduttive da parte di un individuo esterno alla coppia
  3. La crioconservazione degli embrioni che può essere eseguita sia per evitare le gravidanze multiple che sono a rischio per la madre e per i nascituri, sia per poter eseguire una diagnosi genetica sull’embrione laddove necessario
  •  Quali solo le prospettive future in questo ambito?

 Sicuramente c’è bisogno di sensibilizzare e informare la popolazione sul potenziale riproduttivo in relazione all’età e allo stile di vita oltre che ad eventuali eventi di chirurgia e patologie che possono incorrere nel corso della vita e che possono influenzare la fertilità in modo irreversibile. Bisognerebbe iniziare con campagne divulgative basate sulla donazione dei gameti per cercare di arginare il turismo riproduttivo che porta le nostre coppie a rivolgersi all’Estero o i nostri Centri di Pma a importare gameti da Banche europee. Infine, ricordo che il Veneto è una delle poche Regioni dove è possibile accedere gratuitamente alle tecniche di preservazione della fertilità attraverso il Sistema sanitario nazionale per tutte le patologie benigne e maligne o le condizione che compromettono la fertilità.

Sara Mauroner

Credits foto: Aoui Verona Stampa

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