“Non esiste il gioco per i bambini. Questo è un grande equivoco. I bambini giocano sempre. La loro vita è il gioco”. Con queste parole Daniele Novara – pedagogista e tra le voci più autorevoli sul tema dell’educazione e della gestione dei conflitti – ha dato il via al suo intervento in uno degli appuntamenti della ventitreesima edizione del festival Tocatì – festival internazionale dei giochi in strada – con il sostegno di Fondazione San Zeno: “Il gioco libera i bambini e le bambine”, che si è tenuto sabato 21 settembre al teatro Camploy.
A introdurre l’incontro è stata Chiara Sità, docente di pedagogia dell’infanzia Univr, che ha ricordato come: “per le bambine e i bambini il gioco non è un lusso, ma una necessità ed è l’unico modo che hanno di abitare la realtà“. Ha poi dichiarato: “dietro al Tocatì c’è un lavoro culturale che è preziosissimo, perché sollecita una grande quantità di riflessioni nei contesti educativi”.
Novara nel suo intervento ha sottolineato l’importanza dello sviluppo del pensiero magico nell’infanzia, quella fase in cui i bambini credono di poter controllare la realtà, creando costantemente momenti ludici con essa. Da qui il discorso si è allargato al valore del gioco come motore di relazioni e strumento fondamentale per lo sviluppo emotivo e creativo.
Inoltre, si è discusso della dipendenza dal virtuale, in particolare da smartphone e videogiochi. “Vostro figlio cerca il cellulare come prima cosa al mattino? E cosa pensate che cerchino alcolisti e tabagisti? Sono tutti in uno stato di prostrazione”, ha osservato Novara. Ha poi aggiunto: “Hanno regolamentato l’uso degli smartphone nelle scuole, ma chi tutela le famiglie? Fatevi sentire: i vostri figli vanno protetti”.
Novara ha concluso il suo intervento ribadendo l’importanza degli spazi per le attività ludiche, portando la sua esperienza all’estero: «A Zurigo ci sono cinquecento parchi giochi tematici, i bambini e le bambine li frequentano liberamente. Quando portate i vostri figli al parco o a una festa di compleanno, abbandonateli: lasciateli giocare».
Tra le mura del teatro, il messaggio di Novara è risuonato tra i partecipanti come un invito a restituire al gioco il posto che merita, a non considerarlo solo come un semplice passatempo, ma come uno spazio vitale in cui crescere, immaginare e costruire legami.
MC – Tirocinante Agenzia Stampa “UniVerona News”