Un dialogo vivace sul futuro della giustizia: non quella dei tribunali, fatta di sentenze e contenziosi, ma quella costruita sul consenso, sulla parola e sull’ascolto reciproco. È stato questo lo spirito del convegno ospitato dall’università di Verona e promosso dal dipartimento di Scienze giuridiche insieme al centro di ricerca Neg2med, dedicato alla composizione dei conflitti e alla giustizia consensuale. L’incontro ha preso le mosse dalla pubblicazione del Manuale di negoziazione e mediazione, edito da Zanichelli, frutto di un lavoro collettivo che ha coinvolto oltre trenta ricercatori e che si candida a diventare uno strumento di riferimento per chi opera o si forma in questo ambito.
Ad aprire la giornata i saluti istituzionali di Mauro Regis, presidente dell’Ordine degli avvocati di Verona, Giovanni Meruzzi, docente di Diritto commerciale del dipartimento di Scienze giuridiche, Olivia Guaraldo, delegata rettore al Public engagement, Alberto M. Tedoldi, direttore di Neg2med e curatore del Manuale di negoziazione e mediazione e Valentina Moro, direttrice del dipartimento di Scienze umane
L’evento ha rappresentato un punto di snodo importante tra teoria e prassi, tra la riflessione accademica e l’esperienza concreta di chi lavora ogni giorno nella mediazione, nella negoziazione e nella risoluzione dei conflitti. Le due sessioni in cui si è articolata la giornata hanno toccato i molteplici volti della giustizia consensuale: dalla mediazione civile e commerciale a quella interculturale, dalla negoziazione assistita alla mediazione penale e familiare. Un affresco ricco, animato da voci autorevoli che hanno messo in luce criticità e potenzialità di questi strumenti, sempre più valorizzati anche dal legislatore in chiave deflattiva e riparativa.
Il convegno si inserisce nel più ampio progetto di ricerca PRIN2022 “University Dispute Resolution”, finanziato nell’ambito del programma europeo Next generation Eu. Ma più ancora della cornice istituzionale, è stato il tono dell’incontro a colpire: non una fredda esposizione di teorie, ma un confronto partecipato, aperto, capace di mostrare come la giustizia possa assumere forme nuove, meno conflittuali e più umane. Una giustizia che sa ascoltare, comprendere e costruire soluzioni insieme. Una prospettiva, questa, che sembra parlare con particolare urgenza non solo al mondo del diritto, ma alla società tutta.