Si è concluso il progetto “Re-shift”, coordinato dal ricercatore di ateneo Davide Papola, finanziato dalla Commissione europea, grazie al programma “Marie Skłodowska-Curie”.
Avviato nel 2022, sotto la supervisione di Corrado Barbui, direttore del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, il progetto ha studiato i meccanismi di funzionamento per la cura e la prevenzione di sindromi ansioso-depressive in popolazioni in contesti a basse risorse.
Davide Papola ha fatto con noi il punto di questi anni di studio.
Qual era l’obiettivo del progetto Re-shift?
Il progetto Re-shift ha affrontato una delle principali cause di disabilità a livello globale: la crescente diffusione di ansia e depressione. È noto che gli interventi psicologici sono efficaci nel trattamento di questi disturbi. Tuttavia, nei contesti a risorse limitate e per ragioni di fattibilità e attuabilità, tali interventi non vengono erogati da professionisti della salute mentale, ma da consulenti che hanno svolto un breve training, così da poter raggiungere una popolazione più ampia a costi contenuti, in una modalità di consegna degli interventi detta task-shared. Essi sono però spesso composti da vari elementi terapeutici, erogati in combinazioni differenti. Prima di questo studio non era ancora chiaro quali componenti fossero più efficaci, né per quale target di persone funzionassero meglio.
Che risultati sono stati raggiunti?
L’efficacia degli interventi psico-sociali task-shared per ansia e depressione è stata analizzata in due fasi: nella prima le sperimentazioni randomizzate che ne hanno indagato l’efficacia sono state analizzate seguendo la metodologia della “metanalisi network”, che consente confronti simultanei tra più interventi, combinando prove dirette e indirette; nella seconda si è accresciuta la specificità dell’indagine statistica analizzando i risultati a livello dei dati dei singoli pazienti e degli specifici ingredienti attivi degli interventi in oggetto. Gli ingredienti attivi degli interventi risultati più efficaci nel ridurre i sintomi di ansia e depressione sono stati tre: rinforzo del supporto sociale, strategie di problem solving e strategie di attivazione comportamentale. È stato poi possibile capire che gli interventi per contrastare i sintomi di ansia e depressione sono maggiormente efficaci nelle donne piuttosto che negli uomini, nei giovani piuttosto che negli anziani, in chi ha raggiunto un grado di istruzione pari al diploma superiore rispetto a licenze di grado inferiore, in chi è sposato o convivente rispetto a chi non lo è, e infine in chi ha un lavoro retribuito rispetto a chi è disoccupato.
Quali scenari futuri apre questa ricerca?
Re-shift ha implementato un disegno di ricerca sofisticato, volto alla personalizzazione degli interventi in base alle esigenze e preferenze delle persone con depressione e ansia. Il pool di dati raccolto e analizzato rappresenta un nucleo iniziale che si accrescerà per inglobare più studi e iniziare nuove collaborazioni internazionali, affermando la centralità dell’Università di Verona nell’ambito della medicina di precisione. Ci tengo a ringraziare Corrado Barbui, direttore del dipartimento, e Vikram Patel, docente di Global Health and Social Medicine dell’Harvard University, che sono stati i miei supervisori durante la realizzazione del progetto. Grazie alla loro esperienza e attenzione ho sentito che la mia curiosità è stata indirizzata verso la meta nel modo più efficace. Ringrazio infine la Comunità europea per aver creduto nel mio progetto, selezionandomi come Marie Curie Postdoctoral Fellow. Il finanziamento che mi è stato attribuito è stato determinante per l’avvio della mia carriera di ricerca nell’ambito della salute mentale.
Elisa Innocenti