Che cosa funziona per costruire una buona inclusione? Che cosa la ostacola? Come la vivono emotivamente le insegnanti e gli insegnanti italiani? E quanti di questi sarebbero favorevoli alla riapertura di scuole e classi speciali?
Nel tentativo di rispondere a queste domande, l’Università di Verona, in collaborazione con Erickson, ha proposto un questionario a chi vive direttamente la scuola: un questionario che ha raccolto esperienze, sentimenti, posizioni e voci sull’inclusione per capire come e se è possibile costruire una scuola inclusiva.
Ad occuparsi della realizzazione e della somministrazione del questionario sono stati Marco Rospocher e Marco Bombieri, docenti di Informatica del dipartimento di Lingue e letterature straniere dell’Università di Verona, insieme a Dario Ianes, docente di Pedagogia dell’Università di Bolzano e co-fondatore del Centro studi Erickson di Trento, Sofia Cramerotti, psicologa dell’educazione, pedagogista e responsabile di Ricerca e sviluppo dell’area educazione e didattica del Centro, e Benedetta Zagni, psicologa dello sviluppo e dell’educazione.
Il questionario
Il questionario mirava a esplorare in profondità le “voci dell’inclusione” della scuola italiana, ponendosi tre obiettivi: identificare leve e ostacoli della piena inclusione, per orientare scelte operative e miglioramento, rilevare i sentimenti associati ad alcuni elementi chiave dell’inclusione (attori, pratiche, strumenti) e rilevare la percentuale di persone favorevoli all’apertura delle scuole e delle classi speciali.
La rilevazione (il cui tempo di compilazione medio era di 5-7 minuti) è stata somministrata online attraverso la piattaforma Qualtrics, in forma completamente anonima e conforme ai principi etici di protezione dei dati personali.
Il questionario era articolato in tre sezioni principali: una sezione anagrafica e professionale (relativa all’identificazione di genere, età, titolo di studio, ruolo, anni di esperienza, ambito disciplinare, ordine e grado di insegnamento e regione); una sezione qualitativa (composta da domande aperte relative a scenari positivi di piena inclusione e a scenari problematici e ostacolanti); una sezione quantitativa (composta da domande chiuse regolate sulla base della scala Linkert).
Analisi
Le risposte libere e per associazione, corrispondenti al primo e secondo obiettivo, sono state analizzate dalla Digital Arena for Inclusive Humanities, diretta da Marco Rospocher, che conduce attività di ricerca avanzata sviluppando, applicando e sperimentando tecnologie di intelligenza artificiale dedicate all’analisi del linguaggio e dei testi.
Nel contesto del presente studio, il centro ha effettuato l’analisi automatica delle risposte aperte della prima sezione del questionario, utilizzando tecniche di Natural language processing basate sull’intelligenza artificiale, al fine di valorizzare e comprendere appieno la ricchezza dei contributi testuali raccolti. L’attività ha quindi incluso l’estrazione e l’analisi di parole chiave ricorrenti, l’individuazione dei temi principali emersi dalle risposte e l’analisi delle emozioni associate alle parole scelte dalle insegnanti e dagli insegnanti in relazioni a concetti centrali per il tema dell’inclusione, come “aula di sostegno”, “co-docenza”, “autodeterminazione” e altre.
I dati della parte quantitativa del questionario, corrispondenti al terzo obiettivo, sono stati analizzati attraverso un approccio descrittivo e inferenziale, che ha previsto un iniziale calcolo delle statistiche di base (media e deviazione per le variabili numeriche) e i successivi interventi di Pearson e Anova, che hanno contribuito, rispettivamente, a correlare le variabili quantitative e a confrontare i punteggi delle tre domande (modello a tre vie).
Campione
Al questionario hanno partecipato 833 rispondenti provenienti da tutte le regioni italiane, che coprono ordini e aree disciplinari distinte. L’età media è di 47 anni (DS = 9,15). Gli anni di esperienza (scala ordinale a 5 categorie) mostrano: ≈12% <5 anni; 31% 5–10; 26% 10–20; 31% >20; 0,4% nessuna esperienza. Per genere, circa il 95% si identifica come donna. Per ruolo, prevalgono gli insegnanti di sostegno (≈60%) e gli insegnanti curricolari (≈29%); psicologi/pedagogisti, dirigenti, educatori e genitori sono presenti con quote minori (≈2–3% ciascuno). Tutti gli ordini scolastici sono rappresentati: primaria ≈45%, secondaria di II grado ≈24%, secondaria di I grado ≈21%, infanzia ≈10%. Nella secondaria di II grado prevalgono i licei, seguiti dagli istituti professionali e tecnici. Per ambito disciplinare, spicca l’area linguistica, seguita da quella matematico-scientifica, artistico-espressiva, storico-geografica e sportivo-motoria. La distribuzione geografica è nazionale, con leggera concentrazione in Nord e Centro; più rappresentate Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, seguite da Sicilia, Toscana e dalle restanti regioni con quote minori ma significative.
Risultati principali
In relazione alla prima sezione, in particolare relativa alle leve per una buona inclusione, i risultati mostrano una maggiore incidenza delle relazioni rispetto alle competenze professionali: dai racconti delle insegnanti e degli insegnati è emerso con coerenza che il fattore più importante per una buona inclusione è la collaborazione, la condivisione e il lavorare produttivamente insieme, prioritariamente tra colleghi, ma anche con il gruppo di classe e le famiglie. Un’organizzazione, dunque, basata sulle relazioni e non sulle competenze professionali, che risultano all’ultimo posto nei racconti degli insegnanti.
Facendo invece riferimento agli ostacoli a una buona inclusione, come prevedibile, anche in questi racconti è emersa l’importanza della mancata collaborazione tra colleghi e dei temi relazionali, ma con differenze considerevoli. La prima è rappresentata dal ruolo spesso difficile e conflittuale della famiglia dell’alunna o dell’alunno con disabilità, mentre la seconda fa riferimento alla gravità (o al bisogno elevato di supporto) e alla situazione personale dell’alunna o dell’alunno con disabilità, che diviene un ostacolo alla piena inclusione.
C’è però da domandarsi come le insegnanti e gli insegnanti italiani vivano emotivamente tale realtà. Il corpo docente sottoposto al questionario ha risposto ai quesiti somministrati associando emozioni dalla valenza positiva agli aspetti relazionali e collaborativi sia tra figure adulte sia tra alunne e alunni (fattori come gruppo classe, insegnante di sostegno, pratiche di co-docenza e collaborazione al sostegno curricolare, autodeterminazione dell’alunna o dell’alunno con disabilità, educatrici ed educatori e, infine, alla personalizzazione didattica), e accostando emozioni dalla valenza negativa agli spazi separati e alla collaborazione con servizi sociosanitari.
Nel complesso, quindi, l’analisi del sentiment suggerisce che la cultura di classe, il lavoro collegiale e la personalizzazione siano i fattori maggiormente sentiti come abilitanti, al contrario di spazi separati e raccordi interistituzionali poco fluidi, che generano frizione operativa ed emotiva.
In relazione alla somministrazione della domanda riguardante la percentuale di insegnanti che vorrebbero, a oggi, la riapertura delle scuole e delle classi speciali, è stato registrato un aumento del grado di accordo del 10,1 di punti percentuali. Infatti, nel 2023 il 17% era d’accordo con l’affermazione, mentre nell’attuale analisi del 2025 ben il 27,1% si è mostrato favorevole. I più favorevoli sono state le insegnanti e gli insegnanti di scuola secondaria di II grado e con più anni di esperienza. Cresce, di conseguenza, la disponibilità a considerare soluzioni differenziate, che in termini di clima culturale generale indica un minore consenso all’inclusione piena e una maggiore accettazione di modelli che possono assumere caratteristiche separative.
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