Il riassunto ha un posto in una rassegna culturale? Ce lo ha spiegato Filippo La Porta, durante l’ultimo talk del Veronetta Contemporanea Festival “Riassumere ci serve, ma si può riassumere la vita? Riflessioni sull’arte (difficile) del riassunto, su Bignami e su una poesia di Kavafis”, in cui l’autore e critico letterario, in dialogo con il direttore artistico del festival Nicola Pasqualicchio, ha parlato del suo libro “L’arte del riassunto”, di cultura e di ChatGPT.
“L’arte del riassunto: come liberarsi del superfluo”, pubblicato da Treccani Libri, ha la veste di un manuale, ma solo i due primi capitoli riportano vere e proprie tecniche di sintesi. Del resto, dice l’autore, tutto il libro si basa su un paradosso, ossia che riassumere è necessario, ma impossibile.
“Riassumere è un atto sociale, è il modo in cui da sempre trasmettiamo la cultura. E’ però anche impossibile, perché riassumere vuol dire eliminare l’inessenziale, ma ciò che si considera inessenziale può variare nel tempo, e quello che ieri ci sembrava superfluo, oggi può diventare fondamentale. Inoltre, non tutto è riassumibile, la poesia non lo è, come anche l’esistenza stessa”, ha spiegato Filippo La Porta.
Proprio a causa di queste variabili, qualsiasi riassunto ha sempre un quoziente di soggettività, che dipende tanto dall’interlocutore a cui ci si rivolge e dall’obiettivo del riassunto, quanto dalla nostra personale reinterpretazione del testo.
“Quando si scrive un riassunto bisogna sempre chiedersi per chi si riassume e perchè, in modo da orientare il testo” – ha continuato l’autore – “per esempio anche lavorando con ChatGPT è possibile fare un buon riassunto, ma è comunque necessario guidarlo, dandogli indicazioni chiare sul taglio che si vuole dare alla sintesi. Per fare il riassunto di un libro, poi, è necessario leggerlo davvero, amarlo e farlo proprio, come Bignami ha fatto con i suoi. Del resto, anche ciò che chiamiamo cultura è il risultato di un atto di sintesi: cultura non significa memorizzare letture e compendi, ma è la capacità di estrarre da una sola pagina di un autore o da una sola poesia delle ragioni di vita, è fare propri un’idea o un’immagine e saperne parlare con parole autentiche e personali”.
Dopo il dialogo, che ha chiuso la serie di talk che ha animato l’edizione 2025 del Veronetta Contemporanea Festival, la rassegna si è chiusa con la performance musicale degli Slate Petals, in cui diverse pratiche performative, quella vocale di Ljuba Bergamelli e quella dei live electronics del compositore Zeno Baldi e Jacopo Cenni, si sono incontrate in un’ esplorazione della materia sonora attraverso un’immersione nel mondo elettroacustico.
Margherita Centri, tirocinante Univerona News