La musica si fa arte attraverso i disegni di detenute e detenuti, esposte nella Biblioteca centrale Arturo Frinzi, in occasione della mostra “I Segni dell’anima. Il Suono, la Natura, il Sogno” inaugurata lunedì 23 giugno e aperta al pubblico fino all’8 settembre. I disegni nascono grazie alprogetto “I Suoni della Bellezza”, laboratorio ideato da Nicola Guerini, direttore d’orchestra e attivo divulgatore, che da anni promuove negli Istituti penitenziari un percorso percettivo attraverso l’ascolto della musica.
L’iniziativa, con il patrocinio del Comune di Verona, del Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria del Triveneto, in collaborazione con l’università di Verona e con il sostegno del Rotary Club Verona e Inner Wheel Club di Verona, vede l’esposizione di oltre 85 elaborati realizzati con tecnica mista, raccolti negli Istituti penitenziari di Verona, Padova, Treviso, Venezia, Vicenza e Trento.
L’appuntamento si è aperto con i saluti istituzionali di: Daniela Brunelli, coordinatrice del Sistema bibliotecario dell’ateneo di Verona, Nicola Guerini, direttore d’orchestra, ideatore e promotore del progetto, Luisa Ceni, assessora alle Politiche sociali e abitative, terzo settore e ambito territoriale sociale, Anna Maria Molino, consigliera delegata del Sindaco per la Rete Italiana Città Sane Oms, Paola Tonussi, presidente del Rotary Club Verona, Paola Riva Raffaelli, presidente dell’Inner Wheel Club di Verona, Cristina Galletti Pagliani, Governatrice Distretto 206 Inner Weel del Veneto, Maria Grazia Bregoli, direttrice della Casa Circondariale di Verona e della Casa Reclusione Venezia e Tindara Inferrera, responsabile dei rapporti istituzionali per il progetto.
“Siamo profondamenti grati al maestro Nicola Guerini – ha affermato Daniela Brunelli – non solo per essere il promotore di un progetto di così elevato senso civico ed etico, ma anche per aver portato la mostra a Verona, dove gli straordinari laboratori di ascolto immersivo hanno preso forma. L’esposizione delle opere nella biblioteca Frinzi rafforza ulteriormente il dialogo con una realtà che il nostro ateneo ha a cuore, come sottolineato nell’Accordo di collaborazione per garantire pari opportunità di studio e formazione alle persone detenute o in regime di limitazione della libertà individuale, stipulato nel 2023 con diverse istituzioni presenti nel Veneto”.
Accompagnato dalle note di un pianoforte, installato per l’occasione all’entrata della biblioteca, Guerini ha poi spiegato le fasi dell’esperienza artistica che ha dato vita alla mostra: durante il laboratorio le detenute e i detenuti sono stati invitati ad un ascolto immersivo ad occhi chiusi di celebri pagine sinfoniche come quelle di Debussy, Ravel, Copland, Stravinsky, Mozart, e a fissare segni e narrazioni creative da queste ispirati su fogli con l’uso dei colori. Obiettivo del processo non è stato solo stimolare la dimensione emozionale e istintiva del detenuto, ma anche coinvolgerlo in un approccio introspettivo basato sulla comprensione e l’interiorizzazione del percorso rieducativo vissuto in carcere.
«La musica è linguaggio universale che ci insegna a ri-conoscere il nostro patrimonio percettivo ed emozionale – ha dichiarato Nicola Guerini – Il suo insegnamento più grande è l’ascolto, un ascolto che diventa esperienza immersiva individuale per nuovi percorsi di crescita consapevole».
Dopo il taglio del nastro, visitatrici e visitatori sono stati accompagnati lungo il percorso artistico creato dalle opere e dalle testimonianze scritte installate sui tre piani della biblioteca, fino alla sala Alessandro Zanella, dove si è svolto il seminario “Una pedagogia della Bellezza”, moderato dalla storica dell’arte Isabella Ottobre, con gli interventi di autorità e ospiti, tra cui Carlo Vinco, garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Ivan Salvadori, docente di Diritto penale e Referente per i rapporti con la Conferenza nazionale dei delegati dei rettori per i poli universitari penitenziari (Cnupp), Tindara Inferrera e Maria Grazia Bregoli che ha ringraziato detenuti e detenute che hanno partecipato al progetto e che, grazie a un collegamento in diretta con la Casa circondariale di Montorio, hanno condiviso la loro emozionante esperienza.