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Chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari

L'editoriale di Mirella Ruggeri, ordinario di Psichiatria di ateneo e direttore del dipartimento interaziendale per la Salute mentale di Verona

di univr
31 Marzo 2015
in Attualità

In seguito all’approvazione della legge n. 81 del 30 maggio 2014, gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) vedono la loro chiusura definitiva il 31 marzo 2015. Oltre a richiedere una dimissione tempestiva dei soggetti ospitati, la legge impedisce che i nuovi autori di reato infermi di mente vengano accolti in tali strutture.

Questa fase storica della psichiatria italiana origina delle condizioni di elevata inadeguatezza, sia logistica che spesso anche di interventi terapeutici, rilevate  negli OPG (con qualche eccezione quale ad esempio l’OPG di Castiglione delle Stiviere) e ripropone molte delle criticità che già emersero con la promulgazione – 36 anni fa – della Legge 180 di chiusura dei manicomi. Anche allora la Legge nacque da esigenze sia di natura etica che terapeutica. Il processo di attuazione della Riforma che ebbe luogo negli anni successivi fu purtroppo estremamente carente dal punto di vista valutativo, il che ha creato una incompleta consapevolezza delle criticità che occorreva affrontare al fine di realizzare pienamente i principi della Legge.

Quanto successo allora rischia purtroppo di ripetersi ora. Le conoscenze sulle criticità e sugli esiti delle dimissioni dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dei soggetti con disturbi mentali autori di reato, e in particolare di coloro con elevata pericolosità sociale, sono assai carenti. Per evitare che anche l’efficace attuazione di questa Legge venga ostacolata nella sua piena e appropriata attuazione dalla mancanza di un adeguato processo di valutazione, è indispensabile promuovere una attività di monitoraggio che segua – con rigore e sistematicità – sia i pazienti già dimessi dagli OPG, sia i nuovi autori di reato riconosciuti infermi di mente che non potranno più essere ospitati negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

Per questo motivo, la Sezione di Psichiatria, anche sotto l’egida  dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona e della ULSS 20, ha ritenuto utile mettere a disposizione l’esperienza e competenza accumulate negli anni nella valutazione dei processi di cura e degli esiti degli interventi attuati nei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) e nel coordinamento di studi multicentrici che caratterizza la psichiatria veronese.

E’ quindi stato ideato ed avviato con tempestività, su base nazionale, un monitoraggio dei percorsi di cura e riabilitazione – e dei loro esiti – sia dei pazienti  già dimessi dall’OPG, che dei nuovi autori di reato: il Progetto PERSONE  (PERcorsi nei Servizi degli autori di reatO: aNalisi dei bisogni ed Esiti).

Tale Progettoha l’obiettivo di posizionare con la massima rapidità una “lente” che osservi i percorsi di cura per questo gruppo di persone che già sono, o che verranno nel prossimo futuro, prese in carico dai  DSM e/o dai vari Servizi delle Aziende Sanitarie Locali. In questo modo sarà possibile acquisire rapidamente conoscenze sulle caratteristiche degli interventi svolti, sulle azioni e scelte che gli operatori dei servizi sanitari dovranno compiere in seguito al superamento degli OPG, e  sulle criticità evidenziate  dai pazienti, dai loro familiari e dai professionisti della sanità, che man mano emergeranno.

La lente attraverso cui i Servizi monitorizzeranno le storie di coloro che sono stati dimessi e dei nuovi autori di reato è rappresentata da una Scheda Clinica Standardizzata specificamente predisposta che, adottata dai Servizi che aderiranno, consentirà di documentare in maniera sistematica le caratteristiche degli autori di reato ed i trattamenti attuati, ed effettuare un monitoraggio “in tempo reale” delle problematicità emerse.

La raccolta dei primi dati avverrà al momento della presa in carico dell’autore di reato, e consisterà in informazioni sull’anamnesi della persona, sul percorso giudiziario e sugli aspetti clinici, sociali, di processo e di esito che hanno caratterizzato sia la fase precedente che la fase successiva al reato per cui la persona è stata dichiarata inferma di mente.

I dati relativi al processo di cura attivato successivamente dal Dipartimento di Salute Mentale o gli altri Servizi della Azienda Sanitaria Locale sul territorio o nelle strutture residenziali che accoglieranno i pazienti, verranno poi aggiornati su base annuale, con un follow-up ed una valutazione dell’esito che ad oggi viene previsto essere della durata di 3 anni.

La Scheda del Progetto PERSONE costituirà uno strumento utile per disporre di informazioni  confrontabili per tutti i soggetti in carico, che resterà patrimonio della documentazione clinica degli stessi Dipartimenti coinvolti. Il Gruppo della Prof.ssa Ruggeri si occuperà poi di archiviare i dati contenuti nelle Schede (ovviamente nel pieno rispetto della privacy ed utilizzando solo i dati “non sensibili”) ed analizzarli al fine di fornire con rapidità il polso del lavoro nei DSM e nelle ASL,  inviando poi periodicamente feed-back agli stessi Dipartimenti coinvolti.

Al Progetto PERSONE – al momento l’unico in Italia che consente di rilevare quanto accadrà nei territori coinvolti – hanno ad oggi aderito su base volontaria OLTRE UNA CINQUANTINA DI DSM di tutta Italia.

I dati forniti dal Progetto PERSONE potranno essere utili per gli amministratori ed i clinici, che ne potranno trarre dati oggettivi mirati a migliorare progressivamente l’organizzazione dell’assistenza a tale specifica popolazione, in termini di valutazione dei bisogni dei pazienti e dei loro familiari,  di risorse strutturali e di personale, di formazione e di coinvolgimento dell’assistenza socio-sanitaria, e di attuazione di interventi innovativi.

La situazione nel Dipartimento Interaziendale per la Salute Mentale di Verona. Va innanzitutto rilevato che il processo di dimissione dei pazienti dagli OPG non inizia ora. Sin dal  2010 i Dipartimenti di Salute Mentale Italiani hanno operato per consentire la dimissione di pazienti infermi di mente autori di reato, quando le loro condizioni cliniche lo rendevano possibile. Ad esempio, nella Regione Veneto nel 2011 sono stati dimessi 25 pazienti a fronte dei 57 internati in OPG, altrettanti 25 sono stati dimessi l’anno successivo, a fronte dei 59 internati. 

Il Dipartimento Interaziendale per la Salute Mentale di Verona, a partire dal 2011 – pur con l’elevata complessità e le criticità insite in questa tipologia di pazienti – ha preso in carico 18 pazienti residenti nel territorio di propria competenza dimessi dagli OPG. Di questi, 16 sono ora ospitati presso Comunità Alloggio assieme ad altri ospiti non autori di reato, e 2 sono stati reinseriti al proprio domicilio, dopo un percorso terapeutico in Comunità Alloggio.

Al momento 8 pazienti con elevata pericolosità sociale restano ospiti degli OPG di Castiglione delle Stiviere e di Reggio Emilia in quanto, per le loro caratteristiche, possono essere ospitati solo in strutture ad elevato livello di sicurezza.

Sono in corso di attuazione Protocolli congiunti con le Forze dell’Ordine e la Magistratura, mirati a governare nella maniera più efficiente possibile la nuova situazione che si verrà a creare, e a garantire la sicurezza della popolazione e l’attuazione delle cure e degli interventi appropriati.

Mirella Ruggeri

31.03.2015

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