Quali sono gli effetti delle politiche pubbliche sulla distribuzione dei redditi e sul benessere degli individui? Sempre più spesso questa domanda è al centro del dibattito della politica economica. In presenza di stringenti vincoli per le finanze pubbliche, diventa importante valutare l’efficacia delle diverse politiche attuate all’interno dei Paesi europei. Queste le tematiche trattate nel convegno “Applied models for the analysis of the redistributive impact of public policies”, che si è tenuto venerdì 13 febbraio nel Silos di ponente.
Durante la giornata sono state, inoltre, analizzate le caratteristiche dei principali modelli impiegati per stimare gli effetti economici dell’intervento pubblico. In particolare, è stato presentato il progetto di ricerca, di durata triennale, “Formazione delle famiglie, percorsi di vita e politiche pubbliche: nuovi schemi di analisi degli effetti redistributivi e di protezione contro i rischi”, condotto dai ricercatori del dipartimento di Scienze economiche di ateneo e realizzato grazie al finanziamento del Miur, avendo vinto il programma Firb, Futuro in ricerca 2009. Alessandro Sommacal, responsabile scientifico del progetto, Alessandro Bucciol, Laura Cavalli, Igor Fedotenkov, Paolo Pertile, Veronica Polin e Nicola Sartor hanno, infatti, creato un modello economico a generazioni sovrapposte con agenti eterogenei che consente di valutare l’impatto di numerose politiche pubbliche, tra cui il sistema pensionistico e quello tributario, sulla distribuzione dei redditi e sul benessere delle famiglie italiane.
“Il modello metodologico studiato – ha spiegato Alessandro Sommacal – si può usare per valutare una serie di riforme o proposte di legge di politica economica e consente di studiare come gli individui rispondano e reagiscano davanti a tali riforme. È comunque un modello ancora in fase di sviluppo, perciò la letteratura in materia deve maturare ulteriormente, prima di poterlo utilizzare per fare previsioni di politica economica. I modelli che vengono usati oggi per studiare questi fenomeni sono statici e non generano intere storie di vita degli individui, che invece è quello che facciamo noi, e, un altro elemento importante, non consentono di prevedere come gli individui modificano le loro scelte in termini di quanto lavoro e quanto risparmio rispetto al variare delle politiche economiche. Sono modelli ragionieristici che non tengono conto del variare del comportamento degli individui”.
“Il modello – ha spiegato Nicola Sartor – è utile per capire come varia il supporto del settore pubblico nei confronti dell’individuo, se si fanno alcuni interventi di riforma o se ci sono degli shock nelle vite degli individui, come la disoccupazione o la nascita di un figlio. Come primo esperimento abbiamo fatto un confronto tra Francia, Svezia e Italia e speriamo che sia di interesse anche per altri Paesi o per enti internazionali come l’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, per valutare quale assetto economico sia il più efficace per raggiungere un determinato obiettivo”.
La Redazione
16.02.2015