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Anna Cappellotto #nelcuoredellaricerca

Il 5x1000 dell'unive​rsità di Verona per la ricerca

di univr
13 Maggio 2014
in Attualità

Può descrivere in sintesi il cuore del suo progetto di ricerca?

Dopo la laurea specialistica in lingue all'Università di Verona ho seguito un corso di dottorato a Ca'Foscari, specializzandomi in Letteratura tedesca contemporanea. Il ritorno a Verona mi ha offerto la possibilità di ampliare i miei orizzonti di ricerca: ora mi occupo di letteratura tedesca medievale, e in particolare della traduzione vernacolare di autori classici. Sto studiando alcuni frammenti manoscritti che conservano parte della più antica traduzione tedesca delle Metamorfosi di Ovidio a noi nota. Inoltre, sto cercando di coniugare l'analisi filologica tradizionale con i nuovi mezzi messi a disposizione dalle digital humanities, l'informatica umanistica, per creare un'edizione digitale basata sugli standard proposti dalla Tei, text encoding initiative. Tei è un consorzio internazionale e multidisciplinare che si occupa di uniformare le modalità di diffusione di testi in formato digitale, e che ha uno speciale gruppo di interesse dedicato ai manoscritti.

 

Può raccontare la sua esperienza di vita e di ricerca all’estero?

In passato avevo trascorso diversi periodi all'estero, per lo più in Germania, a partire dal mio soggiorno Erasmus che ormai risale a dieci anni fa. Questa volta ho scelto di svolgere il mio progetto di ricerca al King's College London per diversi motivi: innanzitutto l'istituzione che mi ha invitata vanta uno dei dipartimenti di Digital Humanities più famosi al mondo, composto da un gruppo di ricerca fortemente internazionale e interdisciplinare. Il professore che coordina il dottorato in digital humanities e che mi ha invitata, Willard McCarty, a cui da poco è stato conferito il premio Busa per le sue ricerche nell'informatica umanistica, ha lavorato per diversi anni a un progetto digitale sullo stesso argomento della mia dissertazione. Per questo è stato l'interlocutore l'ideale.

 

Quali opportunità le ha offerto?

La borsa CooperInt concede ai dottorandi, soprattutto a quelli che non godono di una borsa di studio, di poter fare ricerca a tempo pieno. Sono entrata in contatto con un'istituzione importante, con standard formativi che puntano sulla collaborazione internazionale e interdisciplinare, dove studiosi nell'ambito delle humanities lavorano a fianco di esperti di It, in un continuo dialogo e scambio di saperi incredibilmente democratico. Fondamentale è stato per me osservare l'oggetto della mia ricerca da questa nuova prospettiva. Sono appena tornata da Londra, dove la stessa istituzione che mi ha ospitato l'anno scorso mi ha offerto una borsa di studio per seguire un corso di perfezionamento al King's College e alla Cambridge University. Ora rispondo alle vostre domande in volo verso gli Stati Uniti, dove dopodomani presenterò i primi risultati delle mie ricerche al congresso internazionale di studi medievali che si terrà alla Western Michigan University.

 

Perché secondo lei è importante che i nostri ricercatori facciano esperienza in altre realtà straniere?

Perché è fondamentale osservare come lavorano le università negli altri paesi europei ed extra-europei, per vedere ciò che si può potenziare o migliorare nelle nostre università, per acquisire nuove metodologie e conoscenze da riportare nei nostri atenei e da mettere a disposizione degli altri. È importante per creare una rete internazionale che permetta un maggiore scambio di saperi, per aggiornarsi e far si che le nostre università possano ampliare la loro offerta formativa e competere con gli altri atenei.

 

Quale messaggio vuole mandare alla comunità affinché sostenga la ricerca dell’Università di Verona attraverso il 5 per mille?

Il 5 per mille consente all'università di Verona di formare i propri ricercatori in ambienti internazionali e conseguentemente di far si che l'università italiana possa continuare ad essere competitiva. Finanziare la ricerca in Italia permette ai ricercatori di lavorare per il proprio paese e di importare il sapere acquisito all'estero durante questi soggiorni. Mi preme ribadire anche che il Cooperint dà la possibilità ai dottorandi senza borsa di studio di avere un finanziamento e di fare ricerca a tempo pieno.

13.05.2014

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